Lo spostamento dei consumi dal bar all’ambiente domestico ha messo in ginocchio le torrefazioni italiane più legate al canale horeca. La perdita stimata nel corso del 2020 dal Gruppo Italiano Torrefattori Caffè (Gitc), l’associazione che raggruppa 225 imprese del settore, è del 40% e le riaperture a singhiozzo di inizio anno non hanno permesso un recupero dei consumi.
Gitc ha inviato una lettera destinata al premier Mario Draghi per segnalare le difficoltà in atto e chiedere una serie di interventi mirati alla continuità del lavoro, senza ulteriori restrizioni del servizio. “Abbiamo interpellato il Presidente del Consiglio e i Ministeri di competenza affinché si impegnino ad agire ora, per arginare l’ondata di fallimenti che rischia di diventare inarrestabile – afferma il presidente Alessandro Bianchin – e siamo disponibili ad un serio confronto che porti alla revisione delle direttive e all’adozione di nuovi protocolli che permettano alle imprese di programmare e di lavorare.”
In particolare, Gitc chiede l’ampliamento delle fasce orarie di fruizione per evitare il rischio di assembramenti, connesse ad accessi contingentati e su prenotazione per determinati tipi di servizi. Un modo per garantire il distanziamento e il tracciamento, pur permettendo ai ristoratori di lavorare. Inoltre, emergono altri tre punti di interesse: chiarezza e certezza sui ristori, indennizzi e maggior inclusione a beneficio delle filiere collegate e quindi delle torrefazioni del caffè, inserimento del caffè espresso italiano nel contributo a fondo perduto Mipaaf dedicato al canale horeca per l’acquisto di prodotti italiani.
“Non è più sostenibile, a quasi un anno dallo scoppio dell’emergenza sanitaria, continuare ad adottare un metodo che non consente alcun margine di programmazione per gli imprenditori, dettando aperture e chiusure da un giorno all’altro” ribadisce Bianchin nella lettera.