Cosa racconta l’istantanea della Liv-Ex Power 100, la classifica annuale dei marchi più forti del fine wine realizzata dalla piattaforma Liv-Ex in partnership con The Drinks Business Magazine? Prima di tutto l’indiscussa performance della Borgogna che ha aggiunto altre sei presenze per un totale di 39: il più alto di sempre anche rispetto all’ultima impennata della regione avvenuta nel 2019. Altra nota positiva che emerge dalla classifica è riferita allo Champagne che con un totale di 9 presenze (+1 rispetto al 2021) ha beneficato dell’appeal dell’anno scorso quale riflesso delle preferenze dei collezionisti che hanno puntato sul valore e sulla diversificazione del portafoglio.
Nel corso dell’anno, Borgogna e Champagne hanno quindi sottratto alle altre regioni il 9% della quota di mercato totale, a scapito soprattutto di Bordeaux che si attesta a 25 (- 5) e dell’Italia con 12 (-2).
La presenza dello Champagne nella Power 100 di quest’anno è limitata a soli nove marchi, ma come fanno osservare gli esperti di Live “si tratta di una forza in crescita nel mercato secondario che ha iniziato a emergere, sta accumulando alti livelli di attività, mostrando decise performance di prezzo e con un numero crescente di marchi che si qualificano per l’inserimento, anche se non sono ancora arrivati nella parte alta”. Il salto più significativo è stato fatto da Egly-Ouriet che è entrato nella Top 100 guadagnando 166 posizioni. Jacques Selosse, entrato nella Power 100 l’anno scorso, è balzato di 25 posizioni all’11° posto per effetto della miglior performance in termini di prezzo medio (104,9%) e Salon è stato lo Champagne più classificato per valore commerciale e prezzo medio di vendita.
Dalla classifica emerge chiaramente l’allontanamento dal Bordeaux nel mercato secondario a partire dal 2017, quando erano presenti ben 53 vini che nel corso degli anni sono andati via via diminuendo fino a raggiungere gli attuali 25. Inoltre, come fanno osservare gli esperti di Liv-Ex, rispetto all’andamento dei prezzi delle altre regioni, il Bordeaux appare più debole, nonostante la performance sia superiore alla media delle classifiche Power 100 pre-pandemia.
Un’analisi più mirata fa emergere tuttavia alcuni spiragli di miglioramento: Château Lafite Rothschild è ancora il secondo marchio più scambiato in valore e uno dei primi 10 per volume.
Château Cheval Blanc è sceso solo di una posizione con una solida performance complessiva, mentre Château d’Yquem è salito di 20 posizioni con un numero considerevole di annate commercializzate e un elevato valore commerciale. Château Figeac ha registrato la migliore performance di prezzo tra i marchi bordolesi della top 100 (24,2%), Le Pin ha guadagnato 94 posizioni nella Top 100.
Tra i vini italiani, Sassicaia si conferma il marchio con il ranking più elevato e il 6° più scambiato per volume, anche se è sceso di 22 posizioni al 30° posto. Il marchio italiano in ascesa è invece Tignanello (Antinori) salito di 16 posizioni al 49° posto che come sottolinea Liiv-ex è il risultato dell’effetto combinato dell’elevato volume di scambi (settimo in assoluto) e di un maggiore valore complessivo degli scambi. Inoltre, ricorda Liv-Ex, è il vino italiano più economico della Top 100, con un prezzo medio a cassa di 1.076 sterline.
Tra le altre presenze in classifica troviamo Giacomo Conterno (n. 32), Gaja (39), Masseto (40), Bartolo Macarello (42), G.B. Burlotto (57), Bruno Giacosa (60), Ornellaia (80), Quintarelli (84esima posizione e vino italiano che ha evidenziato un deciso balzo in classifica rispetto al 2021, scalando ben 98 posizioni), Giuseppe Rinaldi (85), e Poggio di Sotto, uno dei riferimenti storici del Brunello di Montalcino (n. 96, altra decisa crescita rispetto al 2021 quando era al n. 167, scalando quindi ben 71 posizioni).
Le attese future? Rupert Millar di Liv-Ex sottolinea che “la direzione del mercato nel 2022 suggerisce che il cambiamento è in arrivo. Proprio come abbiamo visto nel 2019, l’ultima impennata della Borgogna può essere vertiginosa, ma potrebbe essere rapidamente bloccata dalla mancanza di offerta e dalla crescente riluttanza a pagare prezzi così alti per manciate di bottiglie. Più si vola in alto, più l’aria si assottiglia, e meno sono gli acquirenti”.
Inoltre, con l’avanzare del 2022, la performance mensile dell’indice Burgundy 150 è stata discontinua: in giugno e agosto ha registrato un calo, in settembre è salito dell’1,8% e in ottobre dello 0,7 per cento. In ciascuno di questi ultimi due mesi ha registrato il guadagno mensile più basso dall’agosto 2021.
Le difficoltà quindi non mancano e “ulteriori aumenti dei prezzi potrebbero non essere così facili da ottenere. Dopo alcuni anni record di espansione del mercato, quest’anno il tasso di crescita, misurato in base al numero di vini commercializzati e qualificati per la Power 100, non è stato così elevato come l’anno scorso” sempre secondo quanto riportato da LIv-Ex. Il mercato continua ad accogliere nuovi vini da tutto il mondo e rimane ampio: tra il 1° ottobre 2021 e il 30 settembre 2022 sono stati commercializzati 12.332 vini di 1.694 produttori, con un aumento rispettivamente del 4,2% e dell’1,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il numero di vini idonei all’inclusione è stato di 422, con un aumento di appena lo 0,3 per cento.
La Power 100 è stata realizzata analizzando le performance dei singoli vini, raggruppati sotto il brand del produttore, tra quelli che avevano sul listino almeno tre vini o annate, e un valore commerciale totale di almeno 10.000 sterline. I marchi sono stati classificati in base a quattro criteri: performance di prezzo annuale (basata sul prezzo di mercato di una cassa di vino al 1 ottobre 2021 con il suo prezzo di mercato al 30 settembre 2022); performance commerciale su Liv-Ex(per valore e volume); numero di vini e annate commercializzate; prezzo medio dei vini di un marchio.