Dopo l’acquisizione di Lvmh, aumentano le ambizioni internazionali del gruppo di hotellerie di lusso, a partire dalla ristorazione. In Italia c’è solo la “stella” del Cipriani, ma a fine anno potrebbe non essere più l’unica, perché la catena sta investendo e perché notoriamente la Michelin è ben disposta verso i connazionali
Alla fine dell’anno scorso, Lvmh ha acquisito la quota maggioritaria di Belmond pagando 2,6 miliardi di dollari su un valore complessivamente stimato di 3,2 miliardi. Una mossa sorprendente per alcuni, quasi prevedibile per altri, considerando l’enorme massa di liquidità a disposizione del primo gruppo mondiale del lusso (46,8 miliardi di euro incassati nel 2018) e la sua visione ad ampio raggio degli investimenti nel top di gamma, che sono arrivati perfino a riguardare le biciclette con il marchio Pinarello. L’hôtellerie non rientrava ancora nel suo mondo o almeno non in maniera così dedicata, e Bernard Arnault ha rimediato assicurandosi la proprietà di una catena di 46 strutture, con 572 milioni di fatturato in dollari e 140 milioni di ebitda. Ora è il tempo di investire per rafforzare il posizionamento alto della catena e della sua offerta, a partire dalla ristorazione. E c’è chi scommette: forse non saranno in Francia, ma saranno francesi le prossime stelle (Michelin) in arrivo nell’hospitality.
LOCALI DA RAFFORZARE
“Siamo molto elettrizzati. Per Belmond tutto ciò rappresenta sicuramente l’opportunità di raggiungere nuovi ed altissimi livelli di ospitalità”, ha dichiarato Robert Koren, vice presidente dell’area Emea di Belmond. Il gruppo è presente a livello globale non solo con gli hotel, ma anche con sette treni di lusso tra i quali spicca il leggendario Orient Express e con due imbarcazioni da crociera, a cui va aggiunto l’iconico ristorante ‘21’ Club a New York. Consapevoli di quanto il concetto di lusso si avvicini oggi sempre più a quello di esperienza, i vertici di Lvmh non hanno dunque portato a casa semplicemente una serie di strutture di altissima gamma ma dei luoghi in cui il concetto di hospitality passa anche per un’offerta gastronomica fine dining. Prendendo in considerazione la realtà italiana, nelle otto strutture Belmond presenti lungo lo Stivale, tutte in località esclusive da Portofino a Taormina, emerge però un dato: soltanto un ristorante, l’Oro Restaurant all’interno dello storico Cipriani di Venezia, può vantare una stella Michelin. Nonostante una scuderia di chef prestigiosa, la stessa situazione si presenta anche a livello mondiale: ad essere insigniti della stella sono il panasiatico Mee, all’interno del Copacabana Palace a Rio de Janeiro; il William Restaurant, firmato da Luís Pestana al Reid’s Palace di Madeira; il ristorante del romantico Le Manoir aux Quat’Saisons, ad Oxford (l’unico bistellato del gruppo). Koren evidenzia l’importanza della ristorazione per Belmond: “L’eccellenza – sottolinea – è una caratteristica distintiva nel nostro servizio di ospitalità e l’esperienza gastronomica non fa eccezione. La ricerca della precisione fin nei minimi dettagli e la proposta di prodotti solo di massima qualità ci permettono di offrire ai nostri ospiti un soggiorno unico sotto ogni aspetto e sempre autentico in ogni destinazione”. Va da sé immaginare dunque che il gruppo, con l’acquisizione di questi resort disseminati in tutto il mondo, abbia tutte le intenzioni di lavorare sull’attualissima tematica food, aggiungendo dove possibile qualche stella. Tanto più che, con la nota la capacità francese di fare sistema, la combinazione Lvmh/Michelin saprà lavorare per dare notevoli frutti. Come si muoverà ora il colosso di Parigi? Quali saranno i primi cambiamenti in Belmond in Italia? Qualche novità c’è effettivamente stata, ma vediamo la questione nel dettaglio.
DOPO BULGARI E GLI ALTRI
Sia chiaro, il gruppo Lvmh non è del tutto nuovo al tema del viaggio e dell’ospitalità. Al suo interno vi è addirittura un dipartimento dedicato: Lvmh Hotel Management. Punta di diamante ne sono i Bulgari Hotel, caratterizzati dalla collaborazione con il tristellato Niko Romito per quanto riguarda i ristoranti. Proprio con l’arrivo dello chef abruzzese, a qualche mese dall’apertura, il ristorante Niko Romito all’interno del Bulgari Shanghai ha portato a casa una prima stella Michelin (Guida 2019). Ne fa parte anche il brand dei vini Cheval Blanc, che segue proprietà di pregio da Courchevel fino alle Maldive. Ed è notizia recente che, proprio a marchio Cheval Blanc, Lvmh aprirà nel corso del 2022 una nuova destinazione nel cuore di Londra, nel quartiere di Mayfair. A sottolineare l’interpretazione di Lvmh del mondo food & beverage, come parte integrante dell’esperienza lusso, è bene ricordare che detiene anche la maison di champagne Moët & Chandon, nel cui ristorante a Epernay opera uno chef italiano, Marco Fadiga, protagonista per lungo tempo a Bologna con il suo bistrot proprio di ispirazione francese. Tornando a Belmond, il gruppo alberghiero ha gran parte dei suoi asset iconici in Italia. Facile immaginare come l’investimento nel Bel Paese per rafforzare l’attrattiva gastronomica sia di primaria importanza. Oltre al Cipriani di Venezia, le strutture italiane del gruppo sono a Taormina il Grand Hotel Timeo e Villa Sant’Andrea, l’Hotel Caruso in Costiera Amalfitana, l’Hotel Splendido di Portofino, il Villa San Michele in quel di Firenze e il Castello di Casole, sempre in Toscana, dove quest’anno verrà lanciato il ristorante Cip’s Club (ispirato al celebre Cip’s Club del Cipriani di Venezia). “Il nuovo ristorante toscano – spiega Koren – è solo una delle novità su cui stiamo investendo. Tra le altre, il pool restaurant Il Porticciolo di Belmond Hotel Cipriani avrà un look tutto nuovo, il Belmond Hotel Splendido a Portofino vedrà invece l’apertura serale di un nuovo pop-up restaurant aperto anche anche agli ospiti esterni, il Belmond Hotel Caruso di Ravello proporrà suggestivi aperitivi. Infine un cambio: al ristorante La Loggia di Belmond Villa San Michele a Firenze è appena stato accolto un giovane chef di grande talento”. Se è vero che in Asia l’alta cucina sta assumendo risvolti di competizione maniacali soprattutto nelle grandi città, è altrettanto vero che le destinazioni Belmond qui si trovano in paradisi terrestri come Bali e Koh Samui. Il che fa immaginare la prima stella Michelin asiatica non impossibile ma nemmeno primaria. Discorso diverso per l’Europa. Belmond può vantare una stella in Portogallo nella sua unica location di Madeira e nel Regno Unito, su due location, ne ha una con la doppia stella Michelin. Stona perciò la presenza di un solo macaron nel Paese, l’Italia, dove Belmond è in assoluto più presente, con sette locali.
LE PRIME MOSSE
L’Oro Restaurant del Cipriani di Venezia, con Davide Bisetto nel ruolo di chef, ha conquistato la stella alla fine del 2015, dopo un anno di attività. E certamente non può bastare. Se la raffinata cucina di Roberto Villa, executive chef del Chuflay Bar di Portofino, di Agostino D’Angelo dell’Oliviero di Taormina, di Mimmo Di Raffaele del Belvedere di Amalfi appaiono efficaci nel soddisfare l’esperienza mediterranea di una clientela worldwide, un respiro sempre più internazionale sta avendo la ricerca di dell’Otto Geleng sempre a Taormina, coinvolto con frequenza in kermesse ed eventi legati alla ristorazione dentro e fuori i confini italiani. Secondo i rumors, potrebbe essere proprio lui il più accreditato a ottenere il riconoscimento nelle prossime edizioni della guida “rossa”. Quel che è certo è che il gruppo si è già mosso nei primi mesi del 2019, puntando sui giovani talenti. Alessandro Cozzolino, classe 1989, è così appena stato nominato nuovo executive chef del ristorante La Loggia, all’interno di Villa San Michele a Fiesole. “A convincermi è stato senza dubbio l’entusiasmo della compagnia. La visione gastronomica di Belmond nei suoi indirizzi italiani e nel mondo si sta sviluppando negli ultimi anni con grande vivacità. Nello specifico al Belmond Villa San Michele stiamo lavorando a un progetto unico e dinamico”, racconta Cozzolino. Chiamato per il rilancio gastronomico della struttura, il giovane chef arriva dalla guida del Grissini del Grand Hyatt di Hong Kong. Nel suo curriculum anche diversi riconoscimenti, tra cui quello di “Chef dell’anno” per la guida Top Italian Restaurant 2017 del Gambero Rosso.