Milano ha celebrato ieri, giovedì 25 ottobre, il Pasta World Championship, manifestazione con 18 giovani chef in gara organizzata da Barilla in occasione del World Pasta Day, la giornata mondiale della pasta giunta alla ventesima edizione. Per l’occasione, il gruppo leader mondiale del prodotto ha lanciato la sua prima linea ai legumi, creata interamente con farina di lenticchie rosse o farina di ceci. Intanto Aidepi, associazione delle industrie del dolce e della pasta, ha diffuso alcuni dati relativi all’export italiano in pieno trend positivo. In questi vent’anni sono infatti raddoppiate le esportazioni, cresciute da 740mila a 2 milioni di tonnellate, e l’andamento continua a essere premiante poiché nei primi sette mesi 2018 in Germania, Regno Unito, Francia, Stati Uniti, prime 4 destinazioni dell’export di pasta, la crescita media è dell’8%, con punte dell’11% in Francia e con un autentico exploit in Russia dove la percentuale è salita del 72,5. L’andamento economico favorevole è confermato proprio da Barilla, che aveva chiuso il 2017 con un consolidato di poco inferiore ai 3,5 miliardi di euro. “Il 2018 – spiega a Pambianco Wine & Food Andrea Malservisi, brand equity and communication director del gruppo – conferma la crescita della marca a livello globale. Stati Uniti, Russia, Germania e la continua espansione in nuovi mercati come Polonia e Brasile rappresentano le chiavi del successo del brand. C’è una leggera sofferenza in Italia dove il costante calo della categoria, la crescita del segmento premium e la nascita di nuove abitudini alimentari, come le porzioni più piccole, stanno leggermente intaccando la forza del brand che rimane comunque di gran lunga il leader del mercato.
Qual è il mercato estero che vi sta dando più soddisfazioni?
C’è una costante crescita in Francia, terzo paese per fatturato dopo Stati Uniti e Italia, dove la rincorsa verso Panzani per diventare primo player del mercato si fa sempre più avvincente e con un gap in costante diminuzione.
Quali sono i piani di investimento internazionale di Barilla in ambito produttivo?
Non abbiamo nuovi stabilimenti in progettazione ma stiamo operando un forte piano di ristrutturazione delle attuali capacità produttive. Su tutti il progetto di rinnovamento per lo storico stabilimento di Pedrignano, che darà luogo a maggiore produzione, flessibilità e qualità produttiva.
C’è qualche tentazione di acquisizione per brand di fascia alta?
Non abbiamo in previsione acquisizioni ma vogliamo, con un costante piano di innovazione ed aumento dell’offerta, portare la marca a competere sempre di più nel segmento premium. La direzione strategica è riportare la marca ad essere il Masters of Pasta e quindi poter offrire tutte le paste di cui le persone oggi e domani faranno richiesta.
Cosa ne pensa del trend della pasta 100% grano italiano?
Sta diventando una realtà valida in molte categorie merceologiche e non solo nella pasta. Come Barilla, pensiamo che il primo livello di scelta debba sempre essere la qualità e solo secondariamente l’origine italiana. Per questo motivo, anche se non è facilissimo da spiegare alle persone in questo periodo storico, continuiamo a credere che fare al meglio la pasta sia un processo di ricerca a livello mondiale dei migliori grani possibili, combinando Italia e resto del mondo. Lo facciamo anche per mantenere, anno su anno, la stessa qualità. Prendere solo grano italiano ci metterebbe nelle condizioni di avere annate diverse e condizioni della pasta non standard.
E il trend dei grani cru?
È molto interessante e più vicino alla nostra filosofia. Stiamo avviando un processo in tal senso per dar seguito alla storica capacità di Barilla di creare nuove varietà di grano proprietarie come lo Svevo, il Pi Greco, il Normanno ed altri che da tempo sviluppiamo in collaborazione con i contadini presenti lungo la nostra filiera.
La pasta bio è un vostro obiettivo?
L’abbiamo lanciata lo scorso anno. Per noi è un esperimento per capire come gestire una nuova filiera e rispondere a nuove esigenze delle persone.