Lo scorso anno, il giro d’affari del catering e banqueting era stato stimato da Anbc (Associazione nazionale banqueting catering) in 2,2 miliardi di euro. La pandemia da Covid-19 ha messo in ginocchio il settore, perché per gli eventi, dalle cerimonie ai congressi, non si intravedono spiragli di ripresa. Di conseguenza, i fatturati si sono inizialmente azzerati e attualmente l’associazione denuncia un crollo dell’80% del giro d’affari. Ma il fatto più grave è che non c’è alcuna prospettiva di ripresa per tutto il 2020.
Pertanto, Anbc e le principali sigle sindacali dei lavoratori del turismo hanno chiesto la dichiarazione dello stato di crisi e un piano di intervento per un settore che conta oltre duemila imprese e 100mila addetti. Alla richiesta dell’associazione nazionale, che fa parte di Fipe-Confcommercio, si sono aggiunte Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil.
Le richieste presentate al governo prevedono la proroga in continuità del fondo di integrazione salariale fino al 31 dicembre 2020 per il sostegno al reddito dei lavoratori, con rifinanziamento delle misure, con tempi di erogazione certi e rapidi, e l’adozione di una serie di incentivi economici e fiscali per supportare la continuità dell’attività imprenditoriale, mantenendo l’occupazione da qui al superamento della fase critica.
“Il nostro mondo – ha dichiarato il presidente di Anbc, Paolo Capurro – vive di eventi, eventi aziendali, convegni e congressi, cerimonie, matrimoni, premi, fiere. Tutte realtà che sono state cancellate e, nel migliore dei casi, riprogrammate per il 2021. Il fatturato delle nostre imprese è quasi azzerato e, anche nell’ipotesi che la pandemia finisca presto, non è ipotizzabile una ripresa a breve in quanto il nostro lavoro si basa su attività che sono state rinviate tutte in massa al 2021:gli eventi, benché ormai permessi ed in massima sicurezza rispettando precise regole di distanziamento, non hanno richiesta da parte del mercato”.
Nel frattempo, la ristorazione è partita principalmente in orario serale e grazie anche al turismo di prossimità, ma i conti non tornano in orario diurno e nei centri storici per la chiusura degli uffici. Per tale ragione, Fipe-Confcommercio ha scritto al ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, chiedendo un allentamento dello smart working “per dare una spinta alla ripresa”.
“La desertificazione dei centri storici e dei quartieri direzionali, causata anche dall’assenza dei lavoratori – si legge nella lettera firmata dal presidente di Fipe, Lino Stoppani – rischia di generare una diffusa chiusura di numerosi pubblici esercizi ed attività commerciali ubicati nel centro delle città, già duramente provati dalla totale mancanza di turismo nazionale ed estero. Come certificato dall’ultima nota mensile dell’Istat sull’andamento dell’economia italiana, ricordiamo come oggi il 65,2% delle attività di ristorazione e alloggio rischiano la chiusura, con danni incalcolabili in termini economici e sociali”.