L’Asti Spumante cresce all’estero nei primi dieci mesi del 2023. Nel periodo, la bollicina piemontese ha registrato una crescita del 5,2% oltre i 138 milioni di euro, secondo le elaborazioni del Consorzio Asti Docg su base Istat. Facendo un paragone con il pre-Covid, la crescita è del 33% sul 2019.
L’Europa Orientale rappresenta la principale area di sbocco, con una quota a valore che incide più del 40% sul totale delle esportazioni (con Russia e Lettonia che da sole occupano oltre un quarto del mercato complessivo). Rispetto ai primi dieci mesi del 2019, l’area è cresciuta a valore del 63 per cento. Segue l’Europa Occidentale (al 30%, frutto di un +32% sul 2019) e il Nord America (poco meno del 15 per cento). Si trovano infine Asia e Australia (entrambi poco sopra il 5%) e il Sud America (3,3 per cento).
Per l’intero anno, la denominazione attende un valore dell’export di Asti Spumante pari a 170 milioni di euro, in crescita sui 168 del 2022.
Dal 2019 a oggi, hanno registrato un vero e proprio boom Paesi quali Regno Unito (+76%), Belgio (+142%), Austria (+97%), Polonia (+100%), Messico (+54,5%) e Perù (+93%). Nel periodo, il Nord America ha messo a segno un timido +1,5%, segnato soprattutto dal calo registrato dagli Stati Uniti (-8 per cento). In contrazione anche l’area asiatica e australiana (-14%), con Giappone a -16 per cento.
Più in generale, l’imbottigliato di Asti Spumante ha sfiorato il tetto di 61 milioni di pezzi nel 2023 (in crescita di quasi il 6% rispetto alla media di 57,7 milioni di bottiglie dell’ultimo decennio), mentre il Moscato d’Asti si è fermato a 29,3 (-12,6% sulla media del decennio) in quanto “paga un eccesso di stock dopo l’exploit del triennio 2020-2022, da record per la tipologia”, in base a quanto riferito dal consorzio. Nel complesso, l’Asti Docg ha chiuso il 2023 con poco più di 90 milioni di bottiglie prodotte, pari a una flessione dell’11,8% sul 2022. La denominazione piemontese, “pur registrando un calo volumico rispetto allo scorso anno, si conferma comunque in equilibrio con valori in linea con la media produttiva degli ultimi dieci anni (2014-2023)”.
Considerando la vendemmia 2023, si prospetta un calo quantitativo del 10,8% rispetto al 2022.