Con 1,9 milioni euro d’incasso totale, 280% delle stime di partenza, 98% di lotti venduti, vale a dire 756 su 769, e una media lotto di 2.541 euro, l’asta di Pandolfini sui grandi vini italiani e francesi, andata in scena l’11 e il 12 novembre, è diventata la più importante in termini di fatturato mai realizzata dal dipartimento.
Alla tradizionale suddivisione per regione geografica, la vendita affiancava due sessioni di lotti provenienti da due proprietà: quella del giornalista e critico enologico Daniel Thomases, e la cantina di un imprenditore toscano, entrambe battute nella prima giornata.
I 27 lotti di Thomases, tutte etichette di Piemonte e Toscana, nel totale hanno più che raddoppiato le stime. Top lot della selezione è stata 1 bottiglia da 12 litri di Barolo Falletto Riserva di Serralunga d’Alba Bruno Giacosa 1996 che dai 2.000 euro di richiesta ha chiuso a 11.025 euro. Il catalogo proponeva una cinquantina di lotti di vini italiani e anche tra questi ha primeggiato il Piemonte con 1 bottiglia Quarto di Brenta da 12,140 litri di Barolo Monfortino Riserva Giacomo Conterno 1955: la bottiglia numero 1 prodotta dalla storica azienda delle Langhe, che ha chiuso a 23.275 euro. Valori che nessun francese ha raggiunto.
La seconda giornata di vendita si è aperta nuovamente con l’Italia, precisamente con un focus sulla zona di Bolgheri e i Super Tuscan, Ornellaia, Masseto e Sassicaia. Di queste cantine spicca il lotto 344, una bottiglia da 15 litri di I Sodi di San Nicolò Castellare di Castellina 2017, che è in una nuova collezione per 5.880 euro. Seguendo il percorso del catalogo si arriva in Francia e, in questo gruppo nutrito di lotti, la Borgogna si ritaglia un ruolo prominente. L’aggiudicazione più rilevante, 15.313 euro, riguarda 1 bottiglia di Musigny Domaine G. Roumier 2014, mentre esponenziali rispetto alla partenza sono i 10.045 euro con cui è passata di mano 1 bottiglia magnum di Vosne Romanée Les Jachées Domaine Bizot 2007.
“Un’asta degna del catalogo presentato”, ha commentato il responsabile del dipartimento Francesco Tanzi. “Il duro lavoro dei mesi passati ha portato i suoi frutti e ha dimostrato che il mercato enologico non ha risentito della congiuntura economica globale e, anzi, si è rafforzato, portando le cifre delle aggiudicazioni a valori mai visti prima”.