La 36ª edizione di Vinexpo si è conclusa a Bordeaux mercoledì scorso lasciando, in particolare al mondo vitivinicolo francese, un certo amaro in bocca. Se da un lato le proiezioni numeriche – i dati ufficiali verranno divulgati nei prossimi giorni – tendono a confermare quanto di positivo raggiunto nel 2015, con 2.300 espositori da 40 paesi e circa 40.000 visitatori attesi, si avverte nelle parole del CEO di Vinexpo Group Guillame Deglise, un contenuto ma evidente allarme: per la Francia stessa è in atto una contro-performance sui mercati. Pur confermando la propria leadership come primo esportatore assoluto al mondo (per un volume complessivo stimato in 12 miliardi di euro, mentre la filiera rappresenta la prima voce del PIL agricolo del paese con un giro d’affari di circa 30 miliardi), il paese manifesta una certa debolezza nello stare al passo con i nuovi player internazionali. A rallentarla sono Cile, California e Australia che, c’è da scommetterci, saranno seguiti a breve dalla Cina. Con la propria massiccia presenza a questo Vinexpo (una ventina, gli stand cinesi) ha ufficializzato, se mai fosse stato necessario, il proprio ingresso nel campo vinicolo.
Il gusto nazionale che trasla verso produzioni alternative (e il consumo medio procapite francese si aggira sui 44 litri) e l’imprinting secolare d’oltralpe, vera zavorra al rinnovamento, lasciano ampio margine di manovra ai competitor. La questione non ha nulla a che vedere con storia e prestigio, ma con numeri e, quindi, risultati. Ecco allora che il riflettore punta su E&J Gallo (USA), Concha y Toro (Cile), Penfolds (Australia) che avanzano là dove i protagonisti nazionali come GCF – Grand Chais de France (2 mila ettari di vigneti in Alsazia e un impianto di imbottigliamento da un milione di bottiglie al giorno) differenziano la scommessa; l’accordo con l’italiana Villa Sandi per l’esportazione internazionale del Prosecco è un segnale. Un altro esempio? Il gruppo Castel Frères che a Vinexpo ha presentato il primo vino déalcolisé, come a dire che forse conviene captare in quale direzione soffi il vento.
Più in generale, Vinexpo2017 ha rivelato i risultati del proprio impegno concreto verso l’organizzazione di una manifestazione davvero B2B, registrando una presenza importante di decision maker del settore e implementando il supporto offerto agli espositori con oltre 2.000 meeting organizzati pre-fiera (Francia, Cina e USA ai primi posti come presenze di visitatori). Equilibrare player con radici differenti, poi – brand internazionali, piccoli produttori, aziende familiari nazionali e non – è stata un’altra cifra di quest’edizione che per la prima volta ha dedicato un’area intera, WOW! World of Organic Wines, a un trend sempre più accreditato. Non sono mancati momenti di analisi di identità (la Spagna paese ospite è stata ampiamente indagata e celebrata, con il supporto di 13 chef stellati) e scambio (l’effetto-Brexit, il cambiamento climatico, il rilievo crescente dell’e-commerce).
L’appuntamento, per rilanciare, è con il debutto del 1° Vinexpo New York, in programma il 5 e 6 marzo 2018.