Il 2020 non ferma Amadori che, nonostante la crisi indotta dalla pandemia di Covid, ha investito 80 milioni di euro in tecnologia. Come precisa l’azienda, che nell’anno passato ha registrato ricavi per 1,23 miliardi di euro, in lieve flessione sul 2019, “il 2020 è stato caratterizzato da una forte accelerazione allo sviluppo tecnologico, sia zootecnico che industriale, anche attraverso operazioni di natura straordinaria, a supporto dell’importante piano di investimenti per oltre 500 milioni di euro, di cui 80 milioni investiti lo scorso anno”.
“Grazie a una solida strategia di sviluppo e a un ambizioso programma di investimenti siamo riusciti ad affrontare il 2020 senza particolari conseguenze”, ha dichiarato l’amministratore delegato del Gruppo Amadori, Francesco Berti.
Il gruppo, come anticipato, ha archiviato l’anno in lieve flessione, con un margine operativo lordo a 91,6 milioni, equivalente al 7,4 per cento, e un patrimonio netto che sfiora i 285 milioni.
Più in generale, l’esercizio 2020 “è stato caratterizzato da alcuni fattori che hanno inciso sui risultati dell’intero settore avicolo, con la crisi pandemica che ha influito negativamente sui consumi fuori casa, solo in parte recuperati con un incremento dei consumi domestici”. Come spiegato dall’azienda, “la crescita della produzione complessiva, pari al +1,76%, non è stata assorbita dai consumi e le disattese aspettative, per quanto concerne le esportazioni, hanno comportato un inevitabile calo dei prezzi”. Inoltre, “l’incremento dei costi delle materie prime mangimistiche, che sta proseguendo nel 2021, ha ridotto fatturati e marginalità per l’intero settore”. Ma, nonostante il quadro generale, “si è registrata la crescita della penetrazione dell’avicolo nei consumi con una quota del 78,5%, guidata dalla sempre maggiore preferenza di prodotti ad alto contenuto di servizio”.