Il cibo vegano piace al mercato, Borsa valori in primis. La scorsa settimana ha fatto il proprio debutto sui listini del Nasdaq Oatly, azienda fondata negli anni ’90 in Svezia e specializzata nella produzione di latte d’avena (a cui si aggiungono gelati e altri prodotti a base sempre d’avena). Con la sua Ipo, l’azienda ha raccolto 1,4 miliardi di dollari (circa 1,15 miliardi di euro), i quali verranno utilizzati per espandere la capacità produttiva, ha spiegato il CEO Toni Petersson.
Le 84,4 milioni di azioni, infatti, sono state piazzate a un prezzo di 17 dollari (circa 14 euro), e quindi il valore più alto della forchetta iniziale di 15-17 dollari, valutando l’azienda 10 miliardi di dollari. Dopo picchi arrivati a 22,74 dollari, le azioni hanno chiuso la seduta di giovedì a quota 22,20 dollari, pari a una capitalizzazione di mercato di circa 12 miliardi di dollari. Nella giornata di venerdì, le azioni hanno chiuso a 22,46 dollari, segnando un ulteriore balzo pari all”11,19% con un market cap di 13,29 miliardi di dollari.
Tra i soci dell’azienda, che ha chiuso il 2020 con ricavi a 421,4 milioni di dollari (+106,5%), conta il fondo Blackstone, il rapper Jay Z, l’attrice Natalie Portman e Oprah Winfrey.
Questo debutto con il botto rappresenta un’ulteriore cartina tornasole riguardante il successo, presente e futuro, del mondo veg. Non a caso, il futuro della corsa alle proteine vegetali l’ha tracciato Bcg- Boston Consulting Group nel suo recente studio Food for Thought. The Protein Transformation che ha analizzato il crescente interesse verso le proteine derivate dalle piante, come soia o piselli gialli, oppure quelle prodotte utilizzando batteri, lieviti, alghe unicellulari e funghi o coltivate direttamente da cellule animali, tra cui della carne e dei frutti di mare. “Il loro consumo – segnalano gli analisti – è destinato ad aumentare di sette volte nei prossimi quindici anni a livello globale, passando dalle attuali 13 milioni di tonnellate l’anno, il 2% delle proteine animali, a 97 milioni di tonnellate entro il 2035, quando rappresenteranno l’11% del totale”. L’ analisi rileva che entro il 2035 il mercato delle proteine alternative raggiungerà il valore di 290 miliardi di dollari, spinto dall’interesse di consumatori, aziende e investitori verso prodotti salutisti, con minori emissioni di CO2 e minori implicazioni etiche legate all’allevamento intensivo degli animali. Il tema sarà approfondito sul prossimo numero di Pambianco Wine&Food.