L’Aceto Balsamico di Modena ha ridotto la produzione del 5% nel 2020. Per l’indicazione geografica protetta da circa un miliardo di ricavi al consumo, raccolti per il 92% all’estero, pesa sul bilancio annuale il blocco della ristorazione, che comunque è stato compensato quasi del tutto in termini di volumi dalla distribuzione destinata al consumo domestico.
“Nonostante la pandemia, i dati economici e produttivi del settore in mano al Consorzio sono da considerarsi incoraggianti”, ha dichiarato in una nota la presidente del Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico di Modena Igp, Mariangela Grosoli. Con il calo del 5%, la produzione globale si è assestata a circa 90 milioni di litri.
A soffrire maggiormente sono state le piccole aziende a livello familiare, che hanno sempre investito per il posizionamento del prodotto sul canale horeca. Oltre alla ristorazione, pesa anche il risultato raccolto nelle enoteche e nelle botteghe di prelibatezze alimentari. “Uno dei mercati più difficili da recuperare, anche una volta superata l’emergenza pandemia, è il Regno Unito che dall’1 gennaio 2021 è ufficialmente fuori dall’Ue”, ha quindi aggiunto la presidente Grosoli.
Se in Gran Bretagna le prospettive sono incerte, il consorzio punta a ottenere più risultati nell’export destinato ai Paesi con cui l’Unione Europea ha siglato accordi bilaterali per la protezione di alcune indicazioni geografiche italiane ed europee, tra cui Cina, Vietnam e Messico. Si potrebbe aggiungere entro breve tempo la Corea del Sud, con cui sono in corso le negoziazioni.