Campari Group cresce nel semestre ma le incognite sul futuro pesano sul titolo in Borsa, che ha toccato ribassi oltre il 3% per poi chiudere la seduta a -2,82 per cento. Nei primi sei mesi dell’anno, il player ha realizzato vendite nette per 1,5 miliardi, in aumento del 4,5% (+3,8% a livello organico) trainate da Americhe (+6,8% a livello organico) ed Emea (+3,3%) a fronte della flessione dell’Asia Pacifico (-10,7 per cento). L’Italia, nello specifico, ha riportato un calo del 5,2% “con una pressione sugli aperitivi ad alto margine a causa del meteo molto avverso, nonché dell’impatto di una base di confronto elevata”, fa sapere l’azienda.
L’ebit (22% sulle vendite nette) e l’ebitda (25,9% sulle vendite nette) sono stati rispettivamente di 335,6 milioni (in calo sui 343,7 nel 2023) e 394,4 milioni (395 lo scorso anno). L’ebit-rettificato è stato pari a 360 milioni (+2,1% a livello organico e +0,1% la variazione totale), con un margine del 23,6%, mentre l’ebitda-rettificato si è attestato a quota 418,8 milioni (+3,5% organicamente e +1,9% la variazione totale), con un margine del 27,5 per cento.
L’utile netto è stato di 219,7 milioni (+1,3% la variazione totale), mentre l’utile netto rettificato è stato di 239 milioni (+2,2 per cento).
“Abbiamo registrato una solida performance nella prima metà dell’anno con un’accelerazione nel secondo trimestre, ancora una volta sovraperformando rispetto al settore”, spiega il CEO Matteo Fantacchiotti. “Nella restante parte dell’anno, ci aspettiamo di continuare a sovraperformare facendo leva sulla forza dei nostri brand che competono in categorie in crescita”.
“Il settore – prosegue il manager – sta attualmente registrando un’attenuazione delle dinamiche di mercato con un aumento della pressione competitiva sui prezzi nei mercati principali, mentre la situazione macroeconomica rimane volatile. Ci aspettiamo che su base annuale la nostra capacità di espandere il margine lordo sia influenzata da alcune condizioni temporaneamente sfavorevoli (come il meteo avverso che impatta gli aperitivi con elevata marginalità e l’effetto del rinnovo dei contratti dell’agave) generando da un lato un mix delle vendite svantaggioso dall’altro uno spostamento dei benefici attesi relativi ai costi di produzione nel prossimo anno”.