Il trend positivo del comparto food italiano continuerà anche nei prossimi anni. Dopo aver concluso il 2023 con un incremento del 10%, il settore si aspetta per il biennio in arrivo una crescita intorno al 5 per cento. Questi alcuni dati emersi durante la decima edizione del Food Industry Monitor, l’osservatorio sulle performance delle imprese italiane del food sviluppato dall’Università di Scienze Gastronomiche in collaborazione con Ceresio Investors. Il campione preso in considerazione dall’osservatorio comprende circa 840 aziende, con un fatturato aggregato di circa 90 miliardi di euro, attive in 15 comparti del settore food.
Osservando il corso del comparto negli ultimi dieci anni, l’incremento è stato alquanto “rilevante”, passando da un valore di 53 miliardi nel 2012 a circa 90 miliardi nel 2023, così come per le esportazioni che hanno visto una crescita continua da 23 a 44 miliardi di euro. Gli occupati nella sola industria di trasformazione alimentare sono aumentati da 449mila a 488mila, con una crescita di circa 39mila unità.
E il trend sembra continuare. Il 2023 ha ottenuto “un risultato eccezionale, anche se, in parte, influenzato dalla spinta inflattiva, che ha contato per circa il 6%, portando la crescita reale ad attestarsi attorno al 4 per cento”, ha dichiarato a Pambianco Wine&Food Carmine Garzia, responsabile dell’osservatorio Fim. “Questo risultato è stato conseguito grazie all’attività sul mercato internazionale, particolarmente significativa”. A livello di esportazioni, infatti, sono stati raggiunti 44 miliardi di euro, con un incremento del 6,3%, un dato favorevole anche se inferiore alla crescita registrata nel 2022, determinata in parte dall’aumento dei prezzi.
Anche i dati reddituali evidenziano uno scenario positivo: la redditività commerciale (Ros) ha raggiunto il 5,1%, in linea con quanto registrato nel 2022, mentre la redditività del capitale investito ha sfiorato l’8%, in leggera crescita rispetto al 6,5% del 2022, “grazie alla capacità di ottimizzare le scorte”.
Per il prossimo biennio 2024-2025, “ci aspettiamo una crescita con tassi superiori al Pil”, continua Garzia. “In particolare, per l’anno in corso si prevede una crescita del 4,8%, mentre per il 2025 la crescita sarà del 5,2 per cento. Tuttavia, è un tema delicato, poiché questa crescita sarà solo, in parte, conseguita sul mercato nazionale, che darà un contributo inferiore rispetto a quanto è stato in passato, e quindi una buona parte della crescita dovrà avvenire sul mercato internazionale, sarà legata all’effettiva capacità delle imprese italiane di andare sui mercati esteri”. Se ciò dovesse accadere, anche l’export continuerà a crescere, con le stime infatti che nel 2024 le vendite all’estero saliranno del 8,1% e nel 2025 del 7,3 per cento.
Per l’anno in corso, l’osservatorio stima tassi di crescita superiori alla media di mercato in settori come caffè, olio, distillati e vino, “soprattutto per via dei buoni risultati sul mercato internazionale”. Cresceranno a valori leggermente inferiori altri settori come pasta, latte e derivati, e dolci, che risentiranno delle tensioni generate dal sistema della distribuzione e della contrazione dei consumi in alcuni segmenti del mercato italiano.
Un altro elemento emerso dall’analisi è il fatto che le aziende italiane siano ancora relativamente piccole, con un fatturato medio di circa 97 milioni di euro e 178 collaboratori. Il food italiano resta, insomma, caratterizzato dalla prevalenza di Pmi a controllo familiare, “troppo piccole, soprattutto per sostenere investimenti in comunicazione, in marketing, investimenti che consentono loro di penetrare in modo stabile su alcuni mercati critici internazionali”, conclude Garzia.
Le aziende del campione Food Industry Monitor hanno realizzato, a partire dal 2009, 72 acquisizioni di cui 26 verso target internazionali, per un controvalore complessivo di 5,4 miliardi di euro. “Mi aspetto per il prossimo periodo una effervescenza di operazioni, come già abbiamo visto nei primi mesi del 2024”, ha aggiunto Alessandro Santini, head of corporate & investment banking di Ceresio Investors. “Credo che il comparto continuerà sempre di più ad essere in fermento per le operazioni di m&a, perché tutti siamo sempre più consapevoli, anche gli operatori del comparto, che la crescita, non solo organica, ma anche per linee esterne, o fusioni o aggregazioni, sia fondamentale per completare i suoi mercati internazionali e essere sempre di più aziende internazionalizzate. Proprio in questi mesi abbiamo visto aziende familiari, storiche, che si sono fuse: come ad esempio Sammontana con Forno d’Asolo“. Dunque, la consapevolezza nel settore “di fare sistema e aggregarsi è fondamentale”.