È record di stock in cantina per il vino italiano che nel periodo gennaio-luglio 2023 registra una giacenza pari a 45,5 milioni di ettolitri (+4,5% sullo stesso periodo l’anno scorso), ovvero l’equivalente di oltre 6 miliardi di potenziali bottiglie da 0,75/litri. Secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly che ha elaborato i dati di Cantina Italia (Masaf), questo risultato è dovuto all’incremento “senza precedenti” degli stock per i vini di maggior qualità, con le Dop a +9,9 per cento.
Pesa inoltre il peggioramento dell’export extra europeo dei primi 10 Paesi buyer che assieme rappresentano circa l’85% del mercato extra comunitario. Nel semestre infatti è stato registrato un -9% a volume e un -5% a valore, con gli spumanti a -13% e i fermi imbottigliati a -5 per cento. Per entrambe le tipologie, il trend a valore indica un gap del 4%, ma se per gli sparkling l’aumento del prezzo medio è in linea con il surplus dei costi produttivi (+10%), lo stesso non vale per i fermi (+1 per cento).
Considerando i singoli Paesi, solo la Russia è in territorio positivo con un +54% a volume e +65% a valore, mentre risultano in picchiata Cina (-30% a volume e -15% a valore) e Corea del Sud (-39% a volume e -33% a valore). Gli Stati Uniti, primo mercato per l’export, hanno registrato una contrazione dell’11% a volume e del 7% a valore. Il Regno Unito ha invece riportato un calo a volume del 3% a fronte di un incremento a valore del 3 per cento.
“Comprendiamo – afferma Lamberto Frescobaldi, presidente di Uiv – la volontà da parte delle nostre imprese di mantenere le quote di mercato, ma abbassare i prezzi – come per esempio con i rossi sfusi in Germania, che stanno scendendo verso le quotazioni spagnole a circa 50 centesimi/litro – rischia di diventare un pericoloso boomerang una volta fuori dalla crisi di potere di acquisto che coinvolge anche i nostri competitor. A tal proposito, il fenomeno crescente dei prodotti a private label e gli imbottigliamenti del nostro vino fuori dall’Italia contribuiscono all’erosione del valore aggiunto”.
Allo stesso modo, anche la Francia non se la passa bene, e in particolare le regioni di Bordeaux e Languedoc dove, complice il calo della domanda e l’inflazione, le giacenze in cantina sono incrementate vertiginosamente. Il governo francese ha quindi portato a 200 milioni di euro il fondo europeo per la distruzione del vino in eccesso, inizialmente pari a 160 milioni. Quando si parla di distruzione del vino si intende l’applicazione della distillazione di crisi che estrae l’alcol dal vino per poi destinarlo ad altri usi, tipo per fare disinfettanti. Secondo i dati, il surplus produttivo di quest’anno, caratterizzato da una vendemmia molto ricca, sarebbe pari a 3 milioni di ettolitri, pari al 7% della produzione 2021.
Questa condizione di eccedenza ha colpito anche altri Paesi, tra cui Portogallo, Spagna, Germania.