Primo trimestre in crescita, fari puntati sulla Cina e forte attenzione alla sostenibilità. È questa la fotografia della Sicilia del vino, una realtà da oltre 70 varietà autoctone e 42mila ettari di viticoltura sostenibile. La biodiversità che caratterizza questa regione è infatti un ricchezza che il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia ha messo in cima alle lista delle sue priorità.
“Circa vent’anni fa, fu svolto un lavoro di selezione che portò ad avere una serie di cloni delle varietà siciliane più diffuse”, spiega a Pambianco Wine&Food il presidente del Consorzio Antonio Rallo in occasione della 19esima edizione di Sicilia En Primeur. “Certificati e perfino iscritti nel Registro Nazionale delle Varietà di Uve italiane, questi cloni però non furono moltiplicati, così che i vivaisti potessero renderli disponibili anche per noi produttori. Oggi questo è il nostro primo obiettivo: in partnership con il Dipartimento regionale dell’Agricoltura, l’Università degli Studi di Palermo e il Centro regionale per la conservazione della biodiversità viticola ed agraria ‘F. Paulsen’, vogliamo dare la possibilità di disporre di piante sane e dei biotipi che più interessano ai produttori. Abbiamo cominciato con i vitigni più diffusi (Nero d’Avola, Grillo, Catarratto Lucido), e proseguiremo con gli altri”.
Ancora più importante il secondo obiettivo del Consorzio. “Dobbiamo conservare la biodiversità all’interno delle stesse varietà delle uve”, prosegue Rallo. “Questa varietà intravarietale è tutta da esplorare, abbiamo iniziato a studiare quella dei vitigni più noti e diffusi, ma è un lavoro che va fatto su tutti. La nostra viticoltura ha tremila anni di storia il nostro compito è anche quello di tutelare i vitigni che meglio rappresentano la ricchezza ampelografica dell’isola, per dare sostegno e valore alla qualità dei vini siciliani”.
Quanto agli aspetti commerciali, i produttori sono soddisfatti, dice ancora Rallo. “Nel primo trimestre 2023 c’è stato un aumento del 22% delle vendite di Grillo Doc Sicilia, e del 3% di quelle di Nero d’Avola”. La produzione nel 2022 ha superato gli 86 milioni e mezzo di bottiglie, che arrivano da poco meno di 25mila ettari di vigneto rivendicati a Doc. “Esportiamo oltre la metà della nostra produzione, soprattutto negli Usa e in Canada, dove per 10 anni abbiamo fatto grandi investimenti per farci conoscere. Oggi questi sforzi ci stanno ripagando, ma non ci fermiamo: guardando al futuro, presto investiremo anche in Cina. I fatti degli ultimi anni ci hanno insegnato che è sbagliato puntare su un solo mercato, estero o interno che sia. Occorre sempre diversificare”.