L’anno del 120° anniversario dalla fondazione si apre per Tommasi con lo sbarco in Sicilia e l’acquisizione di 15 ettari coltivati a Nerello Mascalese e Carricante per la produzione rispettivamente di vini delle denominazioni di origine controllata Etna Rosso ed Etna Bianco. L’accordo siglato con la famiglia Bambara-De Luca, storici albergatori di Taormina, riguarda una tenuta in contrada Le Chiuse del Signore a 570 metri sul livello del mare, nel piccolo paese di Linguaglossa, nel Parco Naturale dell’Etna. Al suo interno, è presente anche una cantina per la vinificazione e l’affinamento di 1.500 metri quadrati.
“Il traguardo dei 120 anni è importante”, racconta a Pambianco Wine&Food Pierangelo Tommasi, direttore esecutivo dell’azienda fondata nel 1902 nella Valpolicella Classica e ormai giunta alla quarta generazione con una presenza in 70 mercati nel mondo. “Lo celebriamo con l’ultima acquisizione sull’Etna, un territorio vinicolo meraviglioso che ha un ottimo presente e un grande futuro per la produzione di vini e per l’indotto enoturistico grazie alla sinergia con Taormina. Dal momento che la nostra famiglia ha un dna molto orientato anche all’ospitalità, quando valutiamo nuove opportunità lo facciamo sia dal punto di vista vitivinicolo che turistico”.
La cura per l’accoglienza della famiglia Tommasi si esprime, infatti, attraverso le strutture di Villa Quaranta Wine Hotel & Spa in Valpolicella, Albergo Mazzanti e Caffè Dante Bistrot a Verona e Agriturismo Poggio al Tufo a Pitigliano, in Maremma Toscana.
Con quest’ultima operazione, diventano in totale 780 gli ettari vitati sotto il controllo di Tommasi, che contava già sette tenute vitivinicole in sei regioni: Tommasi in Veneto, Tenuta di Caseo in Lombardia, Casisano a Montalcino e Poggio al Tufo in Maremma Toscana, una partnership nel Chianti Classico con La Massa, Paternoster in Basilicata e Masseria Surani in Puglia, dove, rivela Tommasi, “tra un paio di anni sarà pronto un progetto di ospitalità”.
Un’acquisizione messa a punto dopo il recupero registrato nel 2021, che “si è chiuso con un fatturato di 30 milioni di euro in linea con il 2019, anno particolarmente positivo, contrariamente al 2020 che ha subito una fisiologica flessione, nonostante il canale retail abbia compensato quella grossa fetta di ristorazione che avevamo perso”, spiega Tommasi.
Le prospettive per il 2022, tuttavia, restano ancora incerte. “Da un punto di vista commerciale è un anno molto interessante, non vedo al momento contraccolpi o conseguenze lunghe del Covid”, aggiunge il direttore esecutivo. “Il problema oggi è la reperibilità delle materie prime e sono estremamente preoccupato perché non si riescono a fare programmi”.
In ogni caso, le direttrici sono chiare e prevedono di “dare continuità a tutti i brand e a tre progetti specifici: il portafoglio di Tommasi, in particolare l’Amarone, che sarà anche il vino simbolo dell’anniversario con una limited edition che presenteremo a settembre; De Buris, il nostro brand di alta gamma; Casisano, l’azienda di Montalcino, con il Brunello di Montalcino, uno dei vini rossi italiani più riconosciuti nel mondo, che gode di ottima salute”, conclude Tommasi.