Turbolenze in casa Carrefour Italia che annuncia un “piano di trasformazione” che, secondo i sindacati, porterebbe alla cessione di 100 negozi e all’esubero di 1.800 dipendenti. Come comunicato dal gruppo, il nuovo piano “si basa sul consolidamento della leadership nel franchising, sul miglioramento della competitività della rete diretta di ipermercati e supermercati, e sull’evoluzione del modello organizzativo della sede centrale”. Un piano il cui obiettivo è “di tornare alla profittabilità e a una crescita duratura”.
Nello specifico, è prevista la trasformazione di punti vendita localizzati in diverse regioni da diretti a franchising che “non avrà alcun impatto occupazionale per i dipendenti trasferiti”, puntualizza Carrefour. Nel 2021, il modello di franchising sviluppato dall’azienda in Italia ha convertito oltre 34 lavoratori da dipendenti a imprenditori, e il numero dovrebbe salire a oltre 50 entro la fine del 2021, a cui si aggiungeranno altri 25 lavoratori nel primo trimestre 2022.
Secondo il sindacato Uiltucs (Unione italiana lavoratori del turismo, commercio e servizi), verranno ceduti a terzi oltre 100 punti vendita diretti, ovvero il 30% della rete esistente dei format Express e Market. La cessione riguarderà i punti vendita “più performanti” e le principali regioni coinvolte saranno Campania, Liguria, Lombardia e Lazio. Carrefour è presente in Italia con diversi format (Ipermercati, supermercati, superette – market di piccole superfici – e Cash&Carry) per oltre 1.400 punti vendita tra diretti e in franchising.
“Per rendere sostenibile il progetto di trasformazione per il rilancio di Carrefour in Italia – si legge in una nota – l’azienda prevede l’attivazione di un piano sociale esclusivamente su base volontaria, che potrà prevedere interventi di formazione e riqualificazione del personale per favorirne il ricollocamento interno ed esterno, programmi di sostegno all’imprenditorialità e incentivi all’esodo”. L’impatto sull’impiego, pertanto, è stimato in circa 600 collaboratori impiegati nei punti vendita diretti e circa 170 persone impiegate presso la sede centrale di Milano, i quali equivalgono a oltre il 10% dell’organico totale che a fine 2020 ammontava a oltre 16.000 unità, come specifica Uiltucs.
Sempre secondo Uiltucs, però, il numero degli esuberi sarebbe molto più alto e pari a 1.800 unità, di cui 1.000 coinvolte nella cessione dei 100 punti vendita.
“È un fulmine a ciel sereno, non ci aspettavamo certo l’annuncio della quinta ristrutturazione in 10 anni, e l’ennesima riduzione di personale”, commenta Paolo Andreani, segretario nazionale di Uiltucs. “La multinazionale accelera sul franchising, rivede il piano industriale del 2019 e penalizza l’occupazione. È destinata a calare l’occupazione diretta in modo consistente. Quel che è grave, inoltre, è la possibilità, in prospettiva, dell’impoverimento dei salari, e delle condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti nelle cessioni”.