È pace fatta tra Usa ed Europa, e a giovarne è (finalmente) il made in Italy. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha infatti raggiunto un accordo con il presidente Usa Joe Biden per la fine della disputa relativa alle controversie Airbus-Boeing, con il conseguente stop definitivo ai dazi aggiuntivi statunitensi che hanno colpito le esportazioni agroalimentari made in Italy per un valore di circa mezzo miliardo di euro, secondo quanto stimato da Coldiretti.
Il 18 ottobre 2019, per iniziativa di Donald Trump, era infatti arrivata una tariffa aggiuntiva del 25% su una lunga lista di prodotti importati dall’Italia e dall’Unione Europea. Il 10 novembre successivo sono poi state introdotte tariffe aggiuntive della Ue sui prodotti Usa pari al 15% per gli aerei, che arrivavano al 25% su ketchup, formaggio cheddar, noccioline, cotone e patate insieme a trattori, consolle e video giochi alla quale gli Stati Uniti hanno poi replicato colpendo l’importazione di parti di produzione di aeromobili provenienti da Francia e Germania, i vini, il cognac e brandy francesi e tedeschi, che sono inseriti nell’elenco dei prodotti tassati a partire dal 12 gennaio 2021.
“Con il presidente Usa Biden è importante l’avvio di un dialogo costruttivo per tornare a crescere insieme in un momento drammatico per gli effetti della pandemia”, sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini che specifica come “gli Stati Uniti rappresentano nell’agroalimentare made in Italy il primo mercato di sbocco fuori dai confini comunitari per un valore record di 4,9 miliardi in cibi e bevande nel 2020, ma in calo del 2% nel primo trimestre del 2021 secondo elaborazioni su dati Istat”.
Della stessa opinione è Federvini, organizzazione italiana dei produttori e importatori di vini, liquori, acquaviti e aceti. “E’ una bellissima notizia, visto che gli Stati Uniti rappresentano il nostro principale mercato di esportazione, anche per quanto riguarda gli aperitivi, i liquori e gli amari italiani, negli ultimi anni la crescita è stata esponenziale”, spiega la neo presidente Micaela Pallini. “Poi l’arrivo dei dazi ha rappresentato una durissima battuta d’arresto, a cui si è aggiunta la crisi pandemica che ha bloccato le attività fuori casa. Adesso ci aspettiamo un rapido rimbalzo. Ecco perché il congelamento dei dazi ci fa ben sperare, ma non basta per una futura crescita duratura”.
Nel primo trimestre del 2021, l’export di vini negli Stati Uniti è passato dagli 11 milioni a 7 scarsi e aggiungendo il decremento del 2020, “possiamo dire che il crollo dell’export ha sfiorato il 40% in due anni”, spiega l’organizzazione. Il quadro peggiora ulteriormente se si allarga lo sguardo includendo le esportazioni di amari ed aperitivi. Secondo i dati delle dogane americane (US Census Bureau) nel 2019 sono stati importati oltre 135 milioni di euro di aperitivi, liquori e amari del Belpaese, nel 2020 solo 80 milioni scarsi.