La presenza quasi totale nel canale fuori casa ha complicato i piani di Pighin, realtà friulana di fascia premium con 4 milioni di ricavi nel 2019. L’azienda con sede a Pavia di Udine, nota per produrre tutti i suoi vini con uve provenienti dai terreni di proprietà nelle zone delle Grave del Friuli (160 ettari) e del Collio (28,5 ettari), ha risposto alzando il tiro sulla qualità, presentando nuove etichette e confermando le strategie commerciali, senza però disdegnare le nuove formule di vendita, come dimostra l’apertura del proprio e-commerce agganciato al sito aziendale.
“Siamo e resteremo legati alla ristorazione, dato il posizionamento dei nostri vini – spiega a Pambianco Wine&Food il presidente e amministratore Roberto Pighin – e se in Italia abbiamo sofferto più che altrove, a partire dalla piazza di Milano dove le vendite al canale on trade sono diminuite del 60%, i mercati esteri ci hanno consentito di colmare il gap in maniera soddisfacente, grazie anche ad azioni mirate di comunicazione”.
Nel frattempo, Pighin insiste sulla produzione di vini da vitigni autoctoni, cercando di esprimere al massimo le potenzialità della sua regione. Il 2020 ha visto il ritorno nel mercato del Soreli bianco, blend di Ribolla Gialla, Malvasia e Friulano, e per il 2021 è quasi pronta la novità del rosé a base di Refosco, altro vino tipico del territorio. Si è aggiunta, sempre per il 2020, la Ribolla Gialla delle Grave del Friuli. Proprio la Ribolla, già prodotta come doc Collio, offre le maggiori soddisfazioni: “Non ne abbiamo mai abbastanza”, evidenzia Pighin.
La produzione aziendale si aggira attorno a un milione di bottiglie, di cui 110-120mila riguardano la parte del Collio e il resto è legato alle Grave. In particolare, nel mercato statunitense, il nome di Pighin viene riconosciuto come uno dei punti di riferimento per il Pinot Grigio di fascia premium. Il vino bianco fermo sinonimo di italianità negli States incide per il 45% della produzione complessiva di Pighin in zona Grave e per il 20% di quella in zona Collio. “Essendo friulani, conosciuti soprattutto per i nostri vini bianchi, abbiamo qualche difficoltà in più nella vendita dei rossi, ma tutto sommato possiamo disporre di un buon mix di prodotto”, precisa l’imprenditore vitivinicolo.
La quota export è da sempre maggioritaria e quest’anno, date le difficoltà in atto nel mercato domestico, lo sarà ancora di più, salendo dal 70 all’80% del fatturato. Il calo complessivo previsto a fine anno sarà compreso tra il 20 e 30 percento. Gli Usa si confermano come prima destinazione estera, precedendo la Germania. “Il momento così particolare non ci ha messo nelle condizioni di fare miracoli, ma tutto sommato siamo abbastanza soddisfatti”, conclude Pighin.