Dopo il rinnovo ai vertici della scorsa estate, la partita di Salaparuta, una volta superata l’emergenza attuale, si giocherà principalmente nell’export, dove il gruppo vitivinicolo appartenente a Illva Saronno ha forti potenzialità di sviluppo. Si parte da un consolidato di poco inferiore ai 39,5 milioni di euro, più o meno in linea con il risultato del 2018, ottenuti per il 90% nel mercato interno. Di fatto, nella holding di Saronno, non è mai stata avviata alcuna forma di sinergia tra la divisione vini e quella degli spirits, da dove arriva l’attuale direttore generale Fabio Boldini. Il quale ricorda: “Fu proprio Augusto Reina (il presidente di Illva Saronno recentemente scomparso, nda) a chiedermi l’anno scorso, dopo Vinitaly, di assumere l’incarico per avviare un progetto sinergico con le filiali estere di Illva, dagli Usa all’Olanda fino all’Inghilterra dove apriremo tra poco. Con un approccio meno trade oriented e più rivolto al consumatore finale. E da quella chiamata di Reina sono state fatte parecchie cose, a cominciare dalla formazione di un team qualificato e pronto ad affrontare la sfida”.
Oltre a Boldini, che ha anche l’incarico di direttore commerciale per l’estero, sono entrati in Salaparuta Fabio Nard, direttore commerciale per l’Italia (proveniente da Cielo e Terra dove era approdato dopo una lunga carriera in Gruppo Italiano Vini) e il direttore marketing Giacomo Tarquini (ex Cecchi e Rcr Cristalleria).
Salaparuta comprende le aziende Duca di Salaparuta, Corvo e Florio. Tre marchi che si identificano totalmente con la Sicilia, con la presenza in diversi territori dell’isola. Florio, in particolare, è la massima espressione del Marsala, con una storia unica alle spalle, ed è ugualmente presente in grande distribuzione e nella ristorazione. Duca di Salapatura è invece legato all’horeca e alle vendite online, mentre Corvo nelle sue diverse linee è certamente il brand più veicolato in grande distribuzione. Complessivamente, la gdo assorbe l’80% del prodotto contro un 20% di fuori casa.
Il 2019 è stato un anno di notevoli investimenti all’interno della divisione vini del gruppo Illva, passo necessario per ottenere quella potenza di fuoco che Salaparuta intende esprimere a livello internazionale. Così sono state potenziate le linee di imbottigliamento, direttamente nei luoghi di produzione per alzare l’asticella qualitativa, e sono state poste le basi per l’espansione in Etna, dove ora il gruppo opera con otto ettari di terreno vitato (a Pinot nero) e ha intenzione di aggiungerne altri dieci, allargandosi al Nerello mascalese. “Entro tre anni vogliamo arrivare a un 50% di quota export, senza perdere posizioni in Italia. La crescita qualitativa accompagnerà l’incremento delle vendite estere. È una scelta inevitabile perché ogni consumatore, a prescindere alla fascia di prezzo, deve essere gratificato da un prodotto di qualità. E il percorso di ogni consumatore va sempre e solo in una direzione: a crescere”, commenta Boldini.
L’attenzione verso il consumer è nel dna di Boldini, che l’ha tratta dal mondo spirits dove operava in precedenza. “Stiamo guardando chi consuma il vino – conclude il direttore generale – per avviare un percorso insieme, di educazione reciproca tra produttori e consumatori, elevando la cultura del prodotto. Il rapporto con il trade resta importante ma non può rappresentare l’unico interlocutore. Il b2c ci permette, ed è stata la grande lezione di Augusto Reina, di osservare sempre il cambiamento, i mercati emergenti, le novità. In questi mesi abbiamo lavorato tantissimo sul portafoglio prodotti e ci dispiace davvero che non ci sia Vinitaly, dove avremmo potuto presentare tutte le nostre novità e il nuovo volto di Duca”.