Se il 2017 è stato l’anno dello sfondamento della soglia di 100 milioni di euro, quello in corso per Trentodoc promette di essere ancora più spumeggiante. La bollicina metodo classico made in Trentino sta infatti svolgendo, attraverso il suo Consorzio di tutela, azioni promozionali mirate non solo ai mercati esteri, ma anche all’Italia che lo scorso anno è stata determinante nel far segnare un balzo del 14% nel giro d’affari della spumantistica trentina.
“Le nostre azioni – spiega a Pambianco Wine&Food il presidente del Consorzio Trentodoc, Enrico Zanoni – sono diffuse in tutta Italia ma con un occhio di riguardo verso il nostro territorio, dove esistono ancora margini di crescita per i consumi e dove i ristoratori sono sempre più convinti ambasciatori dei nostri vini”. Diverse iniziative saranno legate all’area del lago di Garda, che esercita un forte richiamo turistico soprattutto in Germania e permette così di diffondere la conoscenza di uno spumante in tal caso quasi a km zero (soprattutto nella parte nord del Garda, che appartiene al Trentino) anche oltre il Brennero. Quanto al resto d’Italia, il consorzio ha avviato una partnership con Ais-Associazione Italiana Sommelier per una serie di eventi nazionali, l’ultimo dei quali è andato in scena a Bologna il 14 maggio. Una collaborazione simile in chiave internazionale è stata raggiunta invece assieme all’istituto Master of Wine.
Sono circa 9 milioni le bottiglie di metodo classico Trentodoc vendute nel 2017, per un valore medio a bottiglia superiore ai 10 euro. Si punta chiaramente all’aumento del valore percepito dai consumatori per un prodotto che si sta sempre più caratterizzando come “bollicina di montagna”, con uve raccolte ad altezze superiori alla media anche per effetto del riscaldamento globale. “La crescita di questi ultimi anni – osserva Zanoni – premia il costante impegno all’eccellenza dei nostri associati, ed il crescente riconoscimento al Trentino quale territorio ad alta vocazione spumantistica”. Inoltre, sta aumentando il numero di aziende associate. “Siamo una cinquantina, quando invece quattro-cinque anni fa eravamo circa trenta. Sono entrate diverse realtà magari di piccole dimensioni, ma caratterizzate da prodotti di assoluto livello”.
Tra le altre tendenze in evidenza nel mondo Trentodoc, oltre agli spumanti da uve coltivate sempre più ad alta quota, Zanoni sottolinea l’appeal acquisito dalla tipologia “dosaggio zero” e la crescita costante del rosé.