Il boom del Prosecco spinge ai massimi storici la produzione della zona collinare di Conegliano e Valdobbiadene, area della docg (a cui va aggiunta la microarea dei Colli d’Asolo), che si avvia a chiudere la stagione 2016 con una produzione di 90 milioni di bottiglie contro le 83,7 del 2015, già in crescita del 6% sull’anno precedente.
Per la bollicina più pregiata del nordest, al cui interno si trova la sottozona di Cartizze i cui vini sono venduti a prezzi più comuni a un metodo classico che non a un metodo charmat/martinotti, si tratta di un sostanziale raddoppio negli ultimi dieci anni, grazie soprattutto alla richiesta del mercato interno che nel 2015 ha registrato un ulteriore aumento del 12% dei volumi e del 15% del valore rispetto al 2014. L’Italia resta infatti la principale destinazione del prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene, con una quota dominante del nordest (18,8 milioni di bottiglie vendute nel 2015 nell’area) ma con un forte incremento (+25%) registrato nel sud e nelle isole.
Per quanto riguarda l’export, secondo il Rapporto economico annuale 2016 redatto dal Centro Studi di distretto con il coordinamento del Cirve dell’Università di Padova, la crescita si attesta sul 7,5% in valore ed è rimasta sostanzialmente stabile nei volumi. La Germania è saldamente in vetta nella graduatoria delle destinazioni, con una crescita del 7% a valore in un contesto di contrazione dell’importazione di vini spumanti. Vola al secondo posto la Gran Bretagna, forte di un +21% a valore nel 2015. Negli Usa, quarto mercato di esportazione, l’aumento è del 9,3% a valore e del 7,9% a volume. In Benelux, nonostante una flessione del mercato degli spumanti, il Prosecco docg cresce e a valore ha più che raddoppiato il proprio risultato (+112%).
“La nostra denominazione – afferma il presidente del consorzio di tutela, Innocente Nardi – è una realtà di successo mondiale, partita da un territorio circoscritto a 15 comuni tra Conegliano e Valdobbiadene e che dalla creazione della denominazione nel 1969, non ha mai allargato i propri confini nonostante il progressivo aumento delle vendite. La conservazione della medesima superficie di terreno vitato è un eccezionale elemento di merito, che si lega indissolubilmente alla forte identità che il nostro vino ha per noi produttori, tanto da divenire l’espressione di un territorio italiano che abbiamo proposto come candidato a Patrimonio dell’Unesco”.