In attesa dei risultati del 9/9 di Tmall, le cui promozioni si chiuderanno a inizio ottobre, Vinitaly stima un fatturato export 2016 verso la Cina pari a 120 milioni di euro, per la prima volta sopra la soglia dei cento milioni di euro. La crescita prevista a fine anno rappresenta la combinazione di vari fattori tra cui l’iniziativa del gruppo Alibaba, che ha scommesso sull’Italian wine, la sfida lanciata dalle aziende italiane del settore e le politiche di promozione del governo Renzi. “I primi effetti positivi cominciano a manifestarsi – sostiene da Shanghai il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, organizzatore di Vinitaly – e il +28,1% di export di vino made in Italy fatto segnare nei primi sette mesi di quest’anno ci proiettano a fine anno verso un valore delle vendite di quasi 120 milioni di euro. Vinitaly farà la sua parte, sia sul fronte dell’incoming che sul presidio sempre più capillare del territorio cinese, che è fondamentale per recuperare il gap di mercato accumulato negli anni”.
Il divario da colmare rispetto ai principali player stranieri in territorio cinese è ampio, perché la quota di mercato coperta dall’Italia supera di poco il 5,5%, ma la crescita italiana del 2016 in Cina è la più alta tra tutti gli esportatori mondiali di vino, superando di sei punti la media generale delle importazioni cinesi (+21,8%) e di due punti quella dei principali competitor (Francia e Australia).
Secondo Coldiretti, esistono grandi opportunità di progresso per l’Italia in un Paese che è diventato il principale consumatore mondiale di vino rosso davanti ad Italia e Francia. La domanda di vino dei cittadini cinesi continua a crescere e ha raggiunto i 16 milioni di ettolitri nel 2015, 0,5 milioni di ettolitri in più rispetto all’anno precedente.