Dopo una stagione non proprio memorabile, si schiarisce il cielo sopra il Garda, sgombrando una fetta di nuvole e riportando un sufficiente ottimismo tra gli operatori enologici. Sui vini Doc della zona si attende una leggera ripresa, come conferma Paolo Fiorini, presidente del Consorzio Garda Doc. “Nel 2023 i nostri vini hanno accusato un calo dei volumi dell’8%, causato principalmente da una spinta inflativa che ha ridotto la capacità di spesa di parecchi italiani e stranieri”, ha dichiarato a Pambianco Wine&Food il rappresentante del Consorzio. “Il 2024 sta mostrando qualche timido segnale di ripresa e, nei primi cinque mesi dell’anno, abbiamo registrato una crescita dell’1%, una performance non di certo entusiasmante, ma nemmeno da sottovalutare. Questa percentuale di crescita ritengo possa coincidere con il dato di chiusura dei volumi del 2024”.
In attesa di verificare se la previsione sarà confermata dai risultati reali, i produttori dei vini del Garda Doc proseguono la loro strategia di affermazione di una denominazione che, chi la rappresenta, ritiene abbia ampi margini di crescita. L’ambizione di avere gli atout per fare meglio è alimentata da uno storico che mostra un trend in ascesa. Quando è entrato in vigore il nuovo disciplinare del Consorzio, vale a dire nel 2016, la produzione annuale di vini Doc si attestava infatti a circa quattro milioni e mezzo di bottiglie, nel 2023 il dato è balzato a quota 18,7 milioni, anche grazie all’adesione di nuove realtà vitivinicole. A oggi, sono 250 i produttori verticali e cantine cooperative che utilizzano la denominazione, delle quali ben l’85% sono localizzati nel territorio veronese.
Il percorso di crescita prevede ora di focalizzare l’attenzione su due ambiti. Uno di canale, l’altro legato a un maggiore peso all’estero. “L’obiettivo dichiarato è rafforzare il ruolo dei nostri vini nel fuori casa”, conferma Fiorini”. “L’Horeca per il nostro business vale circa il 15% ed è quindi un ambito dove intendiamo essere più attivi. Per questo ritengo sia utile creare una sinergia anche con le altre denominazioni a noi territorialmente vicine, favorendo un proficuo gioco di squadra”. Più nei dettagli, “presentarci alla ristorazione con un’offerta vinicola il più possibile differenziata e variegata, può giovare a tutti”. Parole che si traducono in fatti, visto che i vari Consorzi del Garda, il prossimo 11-12-13 ottobre a Verona, in occasione della quinta edizione della manifestazione Hostaria, presenteranno insieme le loro varie etichette a numerosi ristoranti del centro città aderenti alla manifestazione.
L’approccio strategico del Consorzio guarda quindi al fuori casa e lo fa con l’idea di presentarsi a questo canale sfoderando una prima fila di proposte enologiche. “Personalmente ritengo sia necessario puntare, in primis, su un’offerta centrata su quelle tipologie altovendenti e più perforanti, riferendomi quindi a vini Chardonnay e Pinot Grigio”, sostiene Fiorini. “Il tutto, inoltre, cercando di non lasciarsi ingannare dall’utilità di ricorrere a ulteriori operazioni di taglio prezzo, che non fanno bene né alla reputazione dei nostri prodotti, né rendono merito alla loro qualità”.
Strutturata l’azione dentro la zona di pertinenza nazionale, in parallelo si ragiona su come cogliere al meglio le opportunità fornite dai mercati stranieri. L’export in questo momento conta esattamente il 51,5% del fatturato del Garda Doc, con la Germania a rappresentare l’approdo più redditizio, seguito da Stati Uniti e Regno Unito. “Non possiamo accontentarci di quanto stiamo ottenendo oltre confine“, avverte però il numero uno del Consorzio. “Lo sforzo di valorizzazione e promozione della denominazione deve proseguire a ritmo sostenuto. ‘Eccellenze Dop, un savoir faire tutto europeo’, progetto triennale che abbiamo appena promosso con altri Consorzi agroalimentari del nostro territorio e co-finanziato dall’Unione Europea, ne è un perfetto esempio. Dobbiamo in ogni caso essere più coraggiosi, che significa non sperare solo in sovvenzioni economiche da parte di enti e istituzioni nazionali e internazionali, ma investire anche di tasca nostra, per moltiplicare le occasioni di andare all’estero a spiegare, raccontare e fare appassionare i wine lover stranieri al Garda Doc“.