Le private label, o prodotti a marchio che dir si voglia, hanno sempre rappresentato un focus fondamentale, ma ora, complice l’inflazione che pesa soprattutto sui prodotti dell’industria di marca, lo spazio per crescere ancora di più sembra proprio esserci. Il Salone Carrefour di Milano, giunto all’ottava edizione, è come di consueto un momento annuale importante per l’insegna francese per fare il punto della situazione e mostrare le novità presenti a livello assortimentale ai suoi tanti partner diretti e affiliati in franchising.
“La nostra ambizione è sempre la stessa: essere leader nel processo di transizione alimentare per tutti”, ha affermato nell’incontro con la stampa Christophe Rabatel, amministratore delegato di Carrefour Italia. E per far questo un ruolo da protagonista lo recitano i prodotti a marchio nelle loro varie declinazioni, a partire da quelli che intendono difendere più di altri il potere di acquisto dei consumatori in questo periodo. “I prodotti a marchio Simpl sono 200 e sono allineati su prezzi da discount, posizionati all’ingresso dei nostri negozi: sono presenti su tutti i nostri canali, sia ipermercati che supermercati di prossimità”.
A febbraio Carrefour aveva inaugurato il ‘carrello Anti Inflazione’ con 30 prodotti a meno di 30 euro e da ottobre farà parte delle insegne che hanno aderito al famoso progetto del governo di far partire un “Trimestre anti-inflazione”, insieme a Federdistribuzione. “Non ho capito perché l’industria di marca non si sia voluta sedere al tavolo con noi per difendere il potere di acquisto dei consumatori”, ha continuato il manager francese. “Noi abbiamo certamente potere, ma le grandi marche internazionali lo hanno ancora di più”.
Se nel 2022 i prodotti a marchio avevano raggiunto una quota di mercato del 30%, le previsioni sono quelle di guadagnare altri 3 punti percentuali da qui alla fine dell’anno. L’ambizione, a livello di gruppo, è quella di arrivare al 40 per cento. “I nostri prodotti a marchio – sostiene sempre Rabatel – sono sempre più apprezzati. Il prezzo è solitamente del 25-30% inferiore rispetto ai prodotti di marca: questo ci permette di far capire che sono ugualmente buoni e poi è più difficile tornare indietro”. All’interno di questo assortimento molto variegato e segmentato, nel quale spiccano i prodotti Filiera Qualità Carrefour e Terre d’Italia, continuano a giocare un ruolo di primo piano anche quello biologici: dei 1.300 in vendita, 430 sono private label. “Stiamo portando avanti i prodotti biologici perché siamo convinti che la sia la strada giusta per i nostri clienti, per la loro salute: stiamo inoltre lavorando con 450 fornitori per accompagnarli nel processo di conversione”.
A proposito di rapporti con i fornitori, a distanza di un anno dalla prima firma con 40 aziende del ‘Food Transition Pact’, se ne sono ora aggiunte altre 16. Queste si sono impegnate a condividere quattro punti fondamentali: biodiversità, promozione di una nutrizione sana ed equilibrata, riduzione delle emissioni di CO2 e diminuzione degli imballaggi. “In futuro smetteremo di lavorare con le aziende che non vogliono far parte nella nostra strategia sulla sostenibilità”, ha affermato con decisione l’amministratore delegato.
Carrefour gioca un peso non indifferente anche su fronte dell’export agroalimentare italiano. Nel 2022 l’insegna francese ha esportato a valore 1,1 miliardi di euro in più di 40 Paesi nel mondo nel quale è presente con i sui negozi. “Siamo cresciuti del 40% rispetto all’anno scorso. Il cibo italiano è realmente di moda ovunque, ma è fondamentale la nostra piattaforma, altrimenti sarebbe complicato”.
Dal punto di vista economico complessivo l’amministratore delegato non si è invece voluto sbilanciare, ma ha ammesso che il quadro economico complessivo attuale non consentirà a Carrefour di raggiungere nel 2023 gli obiettivi sperati a livello di marginalità e ricavi. Nonostante questo, la strategia che negli ultimi tre anni ha consentito alla filiale italiana di risalire la china rimane sempre la stessa e punta sempre con decisione alla formula del franchising, utilizzata in 1.200 dei 1.500 punti vendita del Belpaese. “È in parte grazie a questa strategia che abbiamo raggiunto un equilibrio economico. La forza di questa formula l’abbiamo vista l’anno scorso quando abbiamo aperto più negozi di tutti i nostri competitor, compresi i discount, cioè 83”.
Infine, un primo piccolo bilancio sul flagshipstore aperto recentemente a Milano: “Funziona abbastanza bene, ma è presto per dire se ci sarà un’evoluzione. Luglio e agosto non sono un buon momento per valutare la forza di questo format, abbiamo bisogno di più tempo”, conclude l’AD.