Resta immutato, nel 2022, il podio delle più grandi realtà vitivinicole italiane per fatturato. Al comando c’è Cantine Riunite & Civ, seguita da Argea e Iwb. Nella top 15 si distingue per crescita La Marca (+32%), mentre le new entry sono due: Frescobaldi e Villa Sandi.
Nonostante tutto. Bastano queste due parole per riassumere il 2022 del vino italiano, almeno guardando ai suoi attori più grandi. Perché nonostante l’onda lunga del Covid, la guerra in Ucraina, l’impennata del costo dell’energia, delle materie prime e un’inflazione fuori controllo, tutto è andato meglio del previsto. A confermarlo è la top 15 dei fatturati elaborata da Pambianco Wine&Food che illustra piuttosto chiaramente come le grandi aziende del made in Italy vitivinicolo non solo hanno respinto le difficoltà ma sono anche cresciute, tratteggiando un comparto in grado di aumentare il proprio volume d’affari. Se si considera la sommatoria dei fatturati, infatti, la crescita media è stata del 9%, passando da poco meno di 3,9 miliardi di euro a poco oltre i 4,2 miliardi. Per un ordine di grandezza che suggella il superamento della crisi da Covid-19 e l’alienazione dagli effetti bellici, come le limitazioni all’export in terra russa. Non solo, perché un altro aspetto evidente è la cristallizzazione delle numerose operazioni di merger & acquisition che avevano caratterizzato l’ultimo biennio e che oggi, invece, determina e conferma una nuova realtà, dove la metamorfosi dei perimetri aziendali dovrà essere considerata una normalità, pur sapendo che la nascita, improvvisa e contemporanea, di realtà come Argea (ex Botter – Mondo del Vino) e Iwb – Italian Wine Brands sarà sempre cosa rara.

Top 4 oltre i 400 milioni
Così, a dettare il passo di un sestetto che ricalca perfettamente le gerarchie dello scorso esercizio, c’è sempre Cantine Riunite & Civ, che da sola, forte dei suoi 1.500 soci e 4mila ettari vitati ha registrato 261 milioni di euro (+10%) di fatturato ma che, comprendendo anche Gruppo Italiano Vini e le società estere di distribuzione, come la francese Carniato e la statunitense Frederick Wildman & Sons, è stata in grado di arrivare a 650 milioni di euro, ovvero il 5% in più rispetto al 2021. Segue la già citata Argea, che ha superato i 455 milioni di euro (+8%) anche grazie all’acquisizione dell’abruzzese Cantina Zaccagnini avvenuta nel mese di ottobre, per una crescita che altrimenti si sarebbe attestata al 2 per cento. Sul gradino più basso del podio resta saldamente Iwb, che tra l’altro è anche l’unica azienda del ranking negoziata a Piazza Affari. Per lei il bilancio appena depositato parla di un monte ricavi di poco superiore ai 430 milioni di euro (+5%). Anche in questo caso, determinanti sono state le acquisizioni: nella fattispecie quelle di Enovation Brands e Barbanera. Giù dal podio c’è Caviro, sempre quarta, ma che con un’evoluzione del 7% ha sfondato abbondantemente quota 400 milioni. Una performance sostenuta dalle attività alternative al vino, come testimonia il +10% nel settore tradizionale (alcol, mosti e acido tartarico, che insieme generano il 21% del fatturato complessivo) e il +25% nel comparto ‘energia e ambiente’ (che invece vale il 18% del totale).
Asticella a 200 milioni
Molto più staccata, come l’anno scorso, c’è Cavit, unica azienda della top 15 a registrare una lieve flessione (-2%) causata dal progressivo assestamento post-pandemia e da una crescita meno generosa del mercato nordamericano, si è dovuta fermare a quasi 265 milioni di euro. E questo mentre alle sue spalle Santa Margherita Gruppo Vinicolo ha quasi del tutto recuperato quella cinquantina di milioni di euro che le separavano. Questo perché il gruppo veneto, con un balzo da 18 punti percentuali ottenuto anche grazie all’acquisizione di Roco Winery (Oregon) attraverso la controllata Santa Margherita Usa, è riuscito a superare i 260 milioni di euro. E qui si chiude anche quello che potremmo definire il sestetto dei consolidati. Perché dal settimo posto in poi qualche movimento c’è stato, e soprattutto ci sarà in futuro considerando che il 2022 ha praticamente raccolto tre aziende in un fazzoletto di tre milioni di euro. Prima tra queste è il gruppo Marchesi Antinori con 240 milioni di euro che, grazie all’ingresso in perimetro della neo-acquisita Jermann, ha segnato una crescita del 13%. Detto questo, occorre sottolineare come il risultato dichiarato dal gruppo toscano tiene conto del solo vino venduto escludendo le altre attività, come distribuzione e hospitality, che invece garantirebbero un volume da quinto posto. Comunque tanto basta per guadagnare una posizione ai danni di Fratelli Martini Secondo Luigi che, spinta dei suoi main brand Canti e Sant’Orsola, è comunque cresciuta dell’8% per un fatturato da 237,6 milioni di euro. Un dato quest’ultimo che però deve essere interpretato, perché la società piemontese si trova nel mezzo di una rivoluzione contabile che l’ha portata a optare per una chiusura di bilancio a giugno. Da qui la scelta di stimare le dodici mensilità sommando gli ultimi due semestri, che però ora appartengono a due esercizi diversi. Seicentomila euro più in basso invece, al nono posto, sale La Marca Vini e Spumanti che conquista due posizioni grazie alla miglior performance dell’anno, un +32% sostenuto dall’export che la catapulta da 180 a 237 milioni di euro. Più staccato c’è il Gruppo Mezzacorona che, nonostante un bilancio da 213 milioni di euro (+9%) ottenuto grazie alle buone performance dei Trento doc e dal ritorno post-Covid di mercati come quelli canadese e giapponese, è sempre al decimo posto.
Tra rebranding e crescita organica
Chi esce dalla top 10 invece è il Gruppo Zonio1821 che in pieno percorso di riposizionamento verso l’alto dei brand in portfolio si ferma a 199,95 milioni di euro (+1%), mentre Terre Cevico arriva a sfiorare i 190 milioni (+15%) considerato anche l’apporto significativo della partnership con Orion Wines, azienda trentina con proprietà anche in Puglia. Ecco poi il gruppo Frescobaldi che, con 153 milioni di euro, è la prima new entry dell’anno. Risultato ottenuto con una crescita del 17% maturata con l’intervento delle nuove acquisite Tenuta Calimaia e Tenuta Corte alla Flora oltre che dall’apertura a Bordeaux di un ufficio di rappresentanza per le proprie cantine top di gamma. Un po’ più staccate, in tredicesima e quattordicesima posizione, due realtà che testimoniano l’ottimo momento delle bollicine italiane. Prima quello del metodo classico, con i quasi 152 milioni di euro del Gruppo Lunelli, 102 milioni dei quali generati da un Ferrari Trento che continua la sua corsa verso l’internazionalizzazione grazie anche alla visibilità internazionale garantita dagli accordi pluriennali con Luna Rossa e Formula Uno. Strategia che ha portato il gruppo a registrare una crescita del 13%. Subito dietro, c’è la via del prosecco, che qui si esprime con il volto nuovo della top 15 che porta la firma di Villa Sandi, autrice, tra l’altro, della seconda performance dell’anno per crescita (+20%), figlia di un percorso che nell’ultimo quinquennio l’ha portata a un +70 per cento.