Cresce l’attenzione del wine per la sostenibilità e aumenta di conseguenza il numero dei produttori che ha scelto la via della certificazione secondo lo standard Equalitas. Tra queste compaiono nomi come Caviro, Barone Ricasoli, Shenk e Martini. Un passaggio reso necessario non solo dall’importanza che sta assumendo il concetto di produzione sostenibile, con tanto di ritorno economico per chi sceglie la via della certificazione, ma anche dalla necessità di misurare l’impegno delle aziende in tale direzione.
“Oggi il termine sostenibilità è entrato nel lessico della quotidianità, ma è un atto concreto e non deve essere solo oggetto di comunicazione. Il mondo ha bisogno di concreta sostenibilità e non solo di parole”, spiega a Pambianco Wine&Food Francesco Liantonio, imprenditore del settore (a capo di Torrevento, gruppo Prosit) e presidente di Valoritalia, società leader in Italia autorizzata dal Mipaaf per il controllo e la certificazione dei vini a denominazione d’origine, indicazione geografica e dei vini con indicazioni del vitigno o dell’annata. Avviata nel 2015, la certificazione Equalitas si fonda su tre pilastri della sostenibilità: ambientale, economico ed etico-sociale. Messi assieme, questi pilastri danno vita a una certificazione che riesce a tutelare perfettamente il territorio e il paesaggio, a migliorare le tematiche sociali del territorio stesso e a ridurre i consumi impiegati nel ciclo produttivo. “Così la certificazione, da mero costo per l’azienda, diventa un valore aggiunto per soddisfare le esigenze dei consumatori sempre più attenti a queste tematiche. Non è più qualcosa di astratto, bensì il frutto di un percorso concreto”, afferma Liantonio.
La crescita delle produzioni biologiche, legate al primo pilastro di cui parla Liantonio ovvero a quello ambientale, è evidente nel mondo vitivinicolo. “Negli ultimi cinque anni, Valoritalia ha quintuplicato il numero di aziende clienti certificate bio e, allo stesso tempo, è stata selezionata come società per la certificazione dalla maggior parte delle aziende italiane operanti nell’Sqnpi”, precisa il suo presidente. Che però aggiunge: “Se quello ambientale ormai è assodato, dobbiamo però spingere sugli altri due pilastri. Perché un’azienda deve diventare motore di sviluppo etico-sociale del suo territorio. E deve prescindere dallo sfruttamento delle risorse del pianeta”. Tra le aziende certificate bio da Valoritalia compaiono nomi come Ferrari, Barone Pizzini, Astoria, Ruffino.
Quanto ai benefici economici della sostenibilità, Liantonio ricorda quanto sta accadendo in nord Europa. “I monopoli di Stato concedono ormai tender dedicati ad aziende certificate sostenibili, perché hanno scelto di premiare con i loro ordini le realtà che hanno compiuto questo passo. E tutto ciò sta creando un effetto moltiplicatore. C’è dunque un forte ritorno commerciale con vantaggi economici, perché si parla di un +20% nel prezzo medio di acquisto per il prodotto certificato”.
Infine, la certificazione Sqnpi è legata al metodo di “produzione integrata”, che impiega mezzi di difesa volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e razionalizzare la fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici. Tra le aziende che vi hanno aderito e sono state certificate da Valoritalia compaiono Conte Spagnoletti Zeuli, Mezzacorona, Albino Armani, Santa Margherita, Umberto Cesari, Cavit e Araldica.