Nel 1821, a Zara, il genovese Girolamo Luxardo diede il via alla sua attività di produttore di Maraschino, trasformando su scala industriale – e con il plus della distillazione – un prodotto tipico della costiera dalmata: il rosolio ottenuto dall’infusione in alcol delle ciliege marasche. Duecento anni dopo, l’attività della famiglia Luxardo continua ed è sopravvissuta non solo al Covid, ma anche a situazioni ben più gravi come il dramma vissuto durante la seconda guerra mondiale, quando l’occupazione di Tito determinò la confisca dello stabilimento di Zara e quando i fratelli Pietro e Nicolò Luxardo furono uccisi dai partigiani comunisti. Allora pareva che si fosse chiusa una storia già importante e consolidata, quella dell’azienda che aveva legato la sua fama al Maraschino e al cherry definito Sangue Morlacco dal poeta D’Annunzio. Ma nel 1947 l’unico sopravvissuto della quarta generazione, Giorgio Luxardo, decise di ripartire da zero, riavviando la produzione in Veneto, ai piedi dei Colli Euganei.
Ed è proprio a Torreglia (Padova), sede e stabilimento allargati nel corso degli anni, che Luxardo celebra oggi il suo bicentenario apprestandosi a realizzare un museo d’impresa che raccoglie tutti i documenti conservati negli anni o recuperati attraverso ricerche avviate nel mondo. Mancheranno i pezzi diventati bottino di guerra, come ad esempio il ritratto del fondatore custodito al museo civico di Zara proprio come la camera da letto della famiglia, che viveva all’interno del palazzo dove si producevano il Maraschino e gli altri liquori. “Eravamo per Zara quel che la Fiat è per Torino”, ricorda l’attuale presidente Piero Luxardo. L’azienda trasuda storia e leggenda, ma non è rimasta ancorata al passato. Luxardo guarda al futuro con investimenti programmati come, ad esempio, il nuovo blocco che ospiterà il Museo Luxardo, la cui inaugurazione slitterà al prossimo anno a causa della pandemia, e che sarà collegato con il nuovo store che richiama già ora molti turisti nordeuropei dagli hotel di Abano e Montegrotto dove effettuano i trattamenti termali. “Il museo avrà varie stanze tematiche, da quella dedicata alla produzione a quella dei nostri prodotti-icona, dalla tragedia della guerra alla ripartenza e all’internazionalizzazione fino alla sala sensoriale”, spiega il presidente.
In attesa di inaugurare il museo, Luxardo taglierà il nastro entro giugno di un nuovo investimento ovvero la distilleria realizzata secondo i principi di Industria 4.0, con quattro alambicchi contro i due attuali e soprattutto con la trasmissione automatica di dati e informazioni tra i reparti tramite wi-fi. “La distillazione è arte antica, ma il futuro è innovazione”, dicono in azienda, dove sono pronti per cogliere tutte le opportunità di sviluppo che esistevano prima del Covid e che torneranno presto a ripresentarsi. Il 2019 era stato chiuso in crescita a 29,6 milioni di ricavi, mentre il 2020 ha comportato il passo indietro ai livelli del ‘18 o poco sopra. “Dovremmo aver concluso l’anno a quota 25,8 milioni, principalmente per la flessione delle richieste del canale horeca e in particolare dei cocktail bar e delle pasticcerie”, precisa Piero Luxardo. In Italia, infatti, l’azienda è leader nella fornitura di liquori per la produzione di dolci, le cosiddette “bagne”, e sta crescendo rapidamente nella linea di confetture sempre per lo stesso canale. Ha invece tenuto bene la grande distribuzione con i liquori, dove spicca il Maraschino per fama e storia, ma la referenza più importante per volumi di vendita è costituita dalla Sambuca. Altri prodotti di riferimento sono l’Amaretto, il Limoncello e l’Aperitivo Luxardo in forte crescita per via dello spritz. Ad ogni modo, nell’immaginario collettivo l’azienda di Torreglia continuerà a essere accomunata al Maraschino, ingrediente di cocktail internazionali come il Singapore Sling, con la bottiglia verde ancora oggi impagliata a mano da una cooperativa che lavora in esclusiva per Luxardo. Un segno di riconoscimento, quello della paglia, che nasce da una decisione prettamente economica: le bottiglie arrivavano a Zara impagliate per evitare rotture, e a quel punto Girolamo Luxardo, per non dover pagare il costo di asportazione, decise di applicarvi sopra l’etichetta del suo Maraschino.
Il duecentesimo di Luxardo vedrà anche l’emissione di un francobollo celebrativo di Poste Italiane e la riproposizione in edizione limitata (4mila bottiglie, di cui 1500 per l’Italia) di Perla Dry, Maraschino Riserva, frutto di un blend di prodotti invecchiati fino a oltre cinquant’anni. I 45 dipendenti dovranno invece attendere tempi migliori per il regalo che era stato preannunciato loro dalla famiglia Luxardo: un viaggio aziendale a New York per tutti. “Dovevamo partire il 25 aprile dello scorso anno e qualcuno, per l’occasione, aveva fatto le pratiche per il primo passaporto della sua vita. Avevamo già versato l’acconto per i voli aerei, che peraltro la compagnia deve ancora restituirci…” rimarca il presidente.
Imprevisti di pandemia, che però non turbano i sonni di un’azienda abituata a lottare e che per i suoi dipendenti ha sempre particolari attenzioni. Forse perché fu grazie a uno di loro, il signor Bianchi, che questa storia è continuata, come racconta lo stesso Luxardo: “Quando mio nonno capì che la sua vita era in pericolo, affidò proprio a Bianchi, il dipendente più fedele, il prezioso ricettario di casa Luxardo. Mio nonno fu poi assassinato, mentre a Bianchi, non essendo una persona particolarmente in vista altrimenti avrebbero ucciso anche lui, fu concesso l’esilio in Italia con la possibilità di trasportare soltanto due valigie e un mobile. Scelse una scrivania, nel cui doppio fondo aveva nascosto il ricettario. Poi arrivò a Padova, andò da mio zio Giorgio e gli consegnò quel libro, con le ricette di tutti i nostri liquori”. Fu allora che ripartì la storia di Luxardo, con Bianchi naturalmente in organico.