Gli Stati Uniti sono il primo mercato estero per il vino italiano. Nel 2016, secondo le elaborazioni di Osservatorio del Vino – Ismea su dati Ihs-Gta, le loro importazioni sono aumentate del 6,1% in valore, superando quota 1,6 miliardi di euro, trainate dalla domanda di spumanti (+28% a volume e +34% in valore). Per consolidare la leadership, il ministero dello Sviluppo Economico ha approvato un piano promozionale da 20 milioni di euro in tre anni, affidato a Ice, con il supporto di un gruppo di lavoro formato da imprenditori del settore.
I delegati scelti da Unione Italiana Vini per il progetto ‘Usa 2017-19’ sono Enrico Viglierchio, general manager di Castello Banfi (Toscana), Francesca Planeta, titolare dell’Azienda agricola Planeta (Sicilia) e Antonio Rallo, titolare di Donnafugata e presidente di Uiv.
Nel corso della prima riunione, che si è svolta il 14 febbraio, sono state individuate le linee guida di un progetto che Ivan Scalfarotto, sottosegretario con delega al made in Italy, ha definito “inedito” per l’importanza delle risorse economiche destinate al solo prodotto vino e per la modalità di progettazione delle attività, frutto di un piano costruito con le imprese. All’incontro, oltre a Scalfarotto, hanno partecipato i vertici dell’Ice, rappresentata dal presidente Michele Scannavini e dal direttore generale Piergiorgio Borgogelli, e i delegati Uiv.
“Bisogna mettere a punto una strategia per creare maggiori sinergie tra gli investimenti del pubblico e del privato, tema sul quale il ‘tavolo promozione’ del Consiglio Nazionale di Uiv si è espresso in maniera chiara”, ha affermato in una nota Antonio Rallo. “Alle istituzioni pubbliche spetta l’onere di finanziare attività di formazione e comunicazione del sistema ‘vino italiano’, alle imprese la responsabilità della promozione di prodotto attraverso le fiere, le degustazioni e le presentazioni dei prodotti. Due linee di lavoro parallele che devono integrarsi, evitando sovrapposizioni”.
Nel confronto tra Italia e Francia, emerge un gap ancora rilevante di valore dell’export negli Usa. Nel 2016 i vini transalpini erano acquistati mediamente a 10,5 euro al litro, a fronte dei 5 euro dei vini italiani. Il mercato statunitense, secondo un’indagine di Ice-Veronafiere, continua a considerare quello italiano un prodotto prevalentemente di fascia medio/bassa ed è per questo che gli investimenti promozionali devono puntare ad accrescere il valore percepito, primo passaggio per ottenere un aumento di prezzo medio a bottiglia. “È necessario studiare un linguaggio adeguato e dedicato anche ai baby boomers ed ai millennials che rappresentano il presente ed il futuro del consumo di vino di qualità, con un messaggio capace di coniugare il sentiment dell’italian style all’eccellenza dei nostri vini. Dobbiamo, poi, orientare il progetto soprattutto verso gli Stati centrali dove sta crescendo il consumo di vino e noi italiani siamo ancora poco presenti” conclude Rallo.