Il gruppo Campari accelera nell’ultimo quarter, caratterizzato da una crescita organica del 4,2% e superiore alle previsioni, chiudendo il 2015 con un progresso organico del 3% (+6,2% la crescita nominale) a 1,657 miliardi di euro, cinque milioni in più rispetto alle stime Reuters. Il mercato ha reagito positivamente ai risultati e il titolo, nella seduta di martedì, ha guadagnato fino all’8%, chiudendo mercoledì sera a 7,61 dopo aver terminato lunedì, giorno della diffusione dei dati a mercati chiusi, a 7,25 euro. Gli analisti di Citigroup hanno espresso giudizio “buy” sul titolo, mentre quelli di Banca Imi hanno alzato il prezzo obiettivo da 7 a 7,4 euro confermando la raccomandazione “hold” per il peggioramento del contesto competitivo negli Usa. Intanto l’utile netto per l’esercizio 2015 è aumentato del 36,1% a 175,4 milioni, e il gruppo milanese del beverage alcolico ha proposto la distribuzione di una cedola per 0,09 euro, in crescita dai 0,08 euro relativi al 2014.
Il buon andamento registrato nel 2015, comunica Campari, è stato trainato dai brand a priorità globale (+8,2%) e mitigato dagli effetti negativi della debole performance in Russia e del business non-core dello zucchero in Giamaica. L’ebitda è stato di 380,1 milioni di euro, con un aumento organico del 6,8% e un’incidenza pari al 22,9% delle vendite. Buone notizie anche sul versante dell’indebitamento finanziario netto, sceso da 978,5 a 825,8 milioni di euro.
Per quanto riguarda le aree geografiche, le Americhe (+7% di crescita organica) generano il 42,3% del fatturato totale con una crescita a due cifre degli aperitivi (Aperol e Campari) e dei rum giamaicani. L’area Sud Europa, Medio Oriente e Africa (31,7% del totale nel 2015) ha registrato una crescita organica del +1,9% con l’Italia stabile grazie ai risultati degli aperitivi. L’area Nord, Centro ed Est Europa (18,9% del totale) ha registrato una diminuzione complessiva del -5,6%, (-3,7% quella organica) principalmente per effetto della svalutazione del rublo. In aumento del 6,4%, infine, l’Asia Pacifico, che genera il 7% del fatturato. Tra i brand, in evidenza Aperol (+11,8%) e Wild Turkey (+8,8). Male gli spumanti (Cinzano, Riccadonna e Mondoro), principalmente per la contrazione in Russia.