Il concept di ristorazione Tuscan Bistro avviato da Il Borro, società controllata da Ferruccio Ferragamo, sbarca a Dubai. L’apertura è stata fissata per metà novembre in modalità soft opening, per poi procedere a pieno regime a partire da dicembre, ed è il frutto di una partnership con Orange Investment Group, società degli Emirati specializzata nella ristorazione. La location scelta per il terzo locale con insegna Il Borro Tuscan Bistro e il primo all’estero, in aggiunta ai due già operanti a Firenze e nella tenuta in Valdarno superiore di proprietà Ferragamo, è nell’area di Jumeirah, presso la Turtle Lagoon. “La sfida – racconta a Pambianco Wine Salvatore Ferragamo, figlio di Ferruccio Ferragamo e CEO de Il Borro Spa – è conquistare il consumatore attraverso un format fondato sulle eccellenze della cucina toscana, con il valore aggiunto del collegamento diretto tra produttore, nel nostro caso dei vini, e cliente finale. La prossima tappa potrebbe essere Londra, che in termini di visibilità internazionale porterebbe grandi risultati al nostro concept”.
Quanto vale oggi Il Borro?
Complessivamente siamo sui 10 milioni di ricavi, cifra che comprende le attività nell’ambito della produzione vinicola e agroalimentare, dell’hospitality e della ristorazione. Nel vino siamo cresciuti al ritmo mediamente costante del 10% annuo negli ultimi dieci anni, mentre nell’hospitality il trend è incrementato in maniera sensibile dopo l’ingresso nel circuito Relais&Chateau, avvenuto nel dicembre 2012, con punte del 20-25% annuo.
Quali sono gli obiettivi del business vitivinicolo?
Siamo un’azienda molto giovane, nata con la vendemmia 1999 (la prima effettuata dopo i lavori di recupero del complesso da 750 ettari acquistato nel 1993 da Ferruccio Ferragamo, che lo rilevò dal duca Amedeo di Savoia, ndr) e giunta ora a 150 mila bottiglie per un totale di 45 ettari coltivati a vigneto, che dovrebbero crescere fino a un totale di 60-65 ettari all’interno della proprietà. La nostra filosofia si basa sul perfetto connubio tra terreni e vitigni coltivati, secondo i principi della biodinamica. Oggi produciamo quattro tipologie di vini rossi e un bianco, attualmente inseriti nella denominazione Igt Toscana ma che, a partire dalla vendemmia 2015, entrano a far parte della nuova Doc Valdarno di Sopra.
Acquisizioni in vista?
Le valutiamo e non le escludiamo, ma vorremmo concentrarci sulla nostra storia e sul territorio in cui operiamo.
Quanto avete investito ne Il Borro?
Tantissimo… L’investimento risponde a logiche di lungo termine e basate su due elementi: la rivalutazione patrimoniale, che dal 1993 a oggi c’è stata senz’altro, e lo sviluppo delle attività effettuate in loco, compresa la produzione di energie rinnovabili: oggi siamo autosufficienti dal punto di vista energetico. Messe assieme, queste attività ci permettono di coprire le spese, sperando di ottenere quelle ulteriori rivalutazioni patrimoniali necessarie per recuperare quanto è stato speso. E poi, da parte nostra, c’è tanta passione.