Jacquart lancia il suo Champagne Blanc Alpha 2012, quarta edizione di un millesimato che segue quelli del 2005, 2006 e 2010, e che rappresenta il punto più alto della produzione della maison di Reims. Poche migliaia di bottiglie per tutto il mondo che andranno ad aggiungersi alle altre 3 milioni vendute ogni anno, 50mila delle quali distribuite in Italia da Rinaldi 1957. Una produzione, come ha raccontato Patrick Spanti, direttore export del gruppo, a Pambianco Wine & Food che: “Può contare su circa 400 ettari di vigneti a disposizione, la metà dei quali coltivati a chardonnay e composti da un mosaico di 60 cru”.
Quella di Jacquart è una storia un po’ diversa rispetto alla tradizione, perché la società, così come la conosciamo oggi, è nata nel 1964 sotto forma di consorzio che rileva un marchio, “già esistente ma del quale non abbiamo ancora scoperto con certezza le sua genesi”. Il risultato è una cooperativa di piccoli viticoltori, circa 800, che dà vita a Alliance Champagne U.C.C. (Union de coopératives de la Champagne), un colosso da 2.400 ettari per oltre 6 milioni di bottiglie vendute e che racchiude, in tutto, dodici etichette.
Tornando a Jacquart, che ne è la capofila, ha continuato Patrick Spanti: “I tre quarti della produzione è destinata ai mercati internazionali, primi tra tutti gli Stati Uniti, che ricevono 120mila bottiglie, quindi arrivano Germania, Regno Unito, Giappone e Italia”.
Naturalmente le cifre ufficiali restano celate negli uffici dell’Hôtel de Brimont, ma le stime parlano di una settantina di milioni di euro alla voce fatturato. Numeri che poggiano le basi su un portfolio di otto linee di champagne, due delle quali rosé e che, come ha sottolineato lo stesso Patrick Spanti: “Arrivano da un 2019 eccezionale, da un 2020 dove siamo ancora cresciuti, soprattutto con i prodotti premium e un 2021 che ci ha portato a cifre record”. A preoccupare, ma non troppo, è il futuro sul breve periodo: “Perché la Russia è più un problema sul come recuperare i crediti, non avendo difficoltà a rimodulare le vendite su altri mercati per i prossimi ordini, piuttosto, sono le vendemmie un po’ più scarse e i cambiamenti climatici che possono costringerci a lavorare diversamente sui mercati”.