Secondo le ultime stime vendemmiali, l’Italia quest’anno si riprenderà il primato produttivo. È quanto emerge dalle previsioni ufficiali dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini, che stimano una raccolta pari a 41 milioni di ettolitri, in aumento del 7% sul 2023 ma comunque sotto del 13% rispetto alla media dell’ultimo quinquennio. In ogni caso, il risultato riporta l’Italia in cima al podio dei produttori mondiali, scavalcando la Francia e i suoi 39,28 milioni di ettolitri (-18 per cento).
“Una vendemmia, quella del 2024, condizionata in maniera importante da una significativa trasversalità meteorologica che ha messo alla prova i viticoltori italiani da nord a sud del Paese”, afferma il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella. In particolare, “la vendemmia di quest’anno si inserisce in un quadro meteorologico estremo, caratterizzato da un’instabilità climatica che ha influito inevitabilmente sulla produzione delle uve”. Nel complesso, però, “la 2024 è stata un’annata contenuta nella quantità ma complessivamente di qualità buona, con diverse punte ottime”, precisa lo studio.
Sul nuovo numero di Pambianco Wine&Food Magazine è presente un approfondimento su come le realtà vinicole possano difendersi dal cambiamento climatico e dal rischio di eventi atmosferici estremi da esso generato.
Guardando lo spaccato regionale, si osserva una sostanziale tenuta del raccolto in Nord Italia (+0,6%), con le crescite di Piemonte (+10%) ed Emilia-Romagna (+7%) che fanno da contraltare alle flessioni di Lombardia (-30%), Valle d’Aosta (-20%), Trentino-Alto Adige (-12%), Liguria (-3 per cento). In ripresa, invece, il Centro (+29%) – Marche a +25% e Toscana, Umbria e Lazio a +30% – e il Sud (+15,5 per cento), sebbene quest’ultimo, rispetto alla media quinquennale, si discosti ancora a ribasso del 26 per cento. Per quanto riguarda le regioni del sud, Abruzzo e Molise ingranano la marcia rispettivamente del +85% e +100% dopo il flagello della Peronospora dello scorso anno, seguiti da Basilicata e Campania (entrambe a +30%), Puglia (+18%) e Calabria (+10%), contro il segno meno di Sicilia (-16%) e Sardegna (-20 per cento).
La scarsa vendemmia ha ovviamente delle ripercussioni sui prezzi che, a loro volta, influiscono sulle scelte dei consumatori. “Il tema dei prezzi è purtroppo una delle chiavi di lettura del momento che stiamo vivendo: sono più di due anni che i listini di tutti i prodotti, non solo il vino, crescono, nonostante i calmieratori attuati dalla distribuzione”, afferma Lamberto Frescobaldi, presidente Unione Italiana Vini. “E sono due anni che il carrello della spesa delle famiglie si fa più leggero, selettivo, per non dire rinunciatario. Per il nostro settore, il calo dei consumi significa non solo meno ricavi, ma anche riduzione di marginalità e minori possibilità di investimenti. Questo si riflette a monte, con le remunerazioni dei viticoltori che – anche per via delle contrazioni produttive causate da vendemmie anomale – si riducono di anno in anno: in alcune zone non è esagerato affermare che ormai si sia arrivati al limite della sopravvivenza”.
Considerando gli altri Paesi europei, si registra una flessione anche in Germania (-2% a 8,40 milioni di ettolitri) e Portogallo (-8% a 6,90 milioni di ettolitri). In ripresa, invece, la produzione spagnola che, con 39,75 milioni di ettolitri, registra un aumento del 20% sui volumi 2023, passando in seconda posizione tra i produttori europei, posto storicamente occupato dalla Francia.