Nonostante un clima negativo in termini di consumo di vino negli Stati Uniti, quello italiano ha registrato una performance migliore della media. Considerando i primi otto mesi dell’anno, i vini italiani hanno riportato -5,7% a volume e -4,4% a valore, contro i dati complessivi del segmento che hanno raggiunto -8,3% a volume e -7,4% a valore.
A smorzare il calo delle vendite italiane sono solo gli spumanti che, pur con una lieve decrescita ad agosto (-1,5%, meno rispetto all’8,8% generale italiano), negli otto mesi si mantengono in terreno positivo (+1,5 per cento). Di contro, negli otto mesi, risultano in calo i vini fermi bianchi (-6%), rossi (-8%) e rosati (-11 per cento).
Il mese peggiore per le vendite è stato agosto, con -13% per i consumi complessivi e -15% per i vini italiani nell’on-premise. “Se da un lato i numeri dell’export verso gli Usa indicano a luglio un segno positivo ancora piuttosto solido, dall’altro il persistente calo degli effettivi prodotti immessi al consumo rappresenta un campanello di allarme piuttosto serio”, ha dichiarato il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti. “La speranza è che ora, con il taglio dei tassi e le imminenti presidenziali, ci possano essere segnali di inversione di rotta su un mercato fortemente condizionato dal calo del potere di acquisto”.
Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Uiv su base Sipsource, il reparto spumanti è arrivato ormai a rappresentare il 35% delle vendite di vino italiano negli Stati Uniti a fronte di una quota generale degli sparkling negli Usa ferma al 9 per cento. Una tipologia, quella delle bollicine tricolori, che – complici i wine cocktail – cresce nonostante tutto e in assoluta controtendenza rispetto al totale mercato degli sparkling (-7,4% i volumi) e agli champagne francesi, in profondo rosso a -13 per cento.
La cavalcata degli spumanti e del prosecco – che è il prodotto italiano più venduto oltreoceano -, è trainata quest’anno dall’Asolo Prosecco (volumi a +15%) e dal Prosecco Treviso (+6%) mentre perde quasi 6 punti il Prosecco Doc. Per contro, tra le denominazioni ferme maggiormente richieste negli esercizi commerciali statunitensi è difficile trovare segni più: a parte la crescita del Brunello di Montalcino (+5%) e la tenuta del Chianti Classico, i volumi commercializzati virano in negativo per tutte le principali denominazioni del made in Italy: dal Chianti Docg (-16%) alla Doc Toscana (-13%), dal Pinot Grigio delle Venezie (-9%) al Barolo (-6 per cento).