Pernod Ricard tornerà a crescere nel 2025. Lo ha annunciato la multinazionale che distribuisce e produce vini e liquori quali Absolut Vodka, il cognac Martell e gli champagne Mumm e Perrier-Jouët, a seguito della pubblicazione dei dati annuali riferiti all’esercizio 2024 chiuso lo scorso giugno.
Nel periodo appena concluso, il gruppo ha riportato vendite nette per 11,6 miliardi di euro, pari a un calo del 4% a livello reported e dell’1% a livello organico. Una flessione che, in termini reported, è stata registrata in tutte le aree geografiche del gruppo, ovvero Americhe (-4% a 3,3 miliardi), dove ha inciso la riduzione delle scorte dei loquori premium da parte di grossisti e retailer in Usa -, Europa (-5% a 3,3 miliardi) e Asia/resto del mondo (-4% a quasi 5 miliardi), in primis in Cina a causa di inflazione e contesto economico sfidante.
Nel quarto trimestre, però, l’azienda ha riportato una timida crescita dell’1% reported (+3% in termini organici) sospinta da Americhe e Asia/resto del mondo, rispettivamente a +5% e +3 per cento. Di contro, l’Europa è risultata in calo del 5 per cento.
Tornando all’interno anno fiscale, i profitti dalle operazioni ricorrenti sono stati pari a 3 miliardi, in calo del 7% (+1,5% in termini organici). L’utile netto si è invece attestato a quota 1,5 miliardi, contro i 2,3 del precedente anno.
Per quanto riguarda il prossimo anno fiscale, Pernod Ricard prevede che le vendite nette organiche torneranno a crescere grazie alla continua ripresa dei volumi. Il primo trimestre rimarrà comunque “debole con ulteriori aggiustamenti delle scorte negli Stati Uniti, un contesto macroeconomico ancora molto debole in Cina” a cui si aggiunge però “una buona performance nel resto del mondo”.
“Il messaggio chiave – ha commentato a Reuters il presidente del Cda e CEO Alexandre Ricard – è il ritorno alla crescita. La fiducia dei consumatori resta volatile, ma in molti mercati si è dimostrata resiliente”.
Il titolo del gruppo ha chiuso la seduta del 29 agosto, data di uscita dei conti, con un rialzo di quasi il 2%, dopo aver toccato punte del 9,7% a seguito della comunicazione da parte del ministero del commercio cinese tramite cui affermava che non imporrà misure antidumping provvisorie sul brandy importato dall’Unione europea.