Ricavi in crescita e un modello in espansione hanno caratterizzato il 2023 de Il Borro, la realtà di proprietà della famiglia Ferragamo dal 1993. Lo scorso anno il fatturato aggregato della tenuta ha registrato 22 milioni di euro, con una crescita del 18% sull’esercizio precedente. Per il 2024 il complesso stima di raggiungere 25 milioni di euro di ricavi.
“Tutte le nostre attività sono cresciute quest’anno e continuiamo a espanderci”, ha dichiarato Salvatore Ferragamo, responsabile dell’attività vitivinicola e ricettiva de Il Borro, a Pambianco Wine&Food. Le attività business del complesso toscano si suddividono in ospitalità, che pesa circa il 50%, produzione vitivinicola e ristorazione, che si spartiscono equamente le restanti quote sul fatturato totale.
Il Borro Wines, segmento vitivinicolo dell’azienda, “ha registrato un incremento del 20% dei ricavi lo scorso anno (di oltre 5 milioni di euro, ndr) e di otto punti percentuali dell’ebitda rispetto all’anno precedente, dovuto ad un miglioramento sia delle performance operative, che ad una riorganizzazione efficace della divisione”. A livello di export, il mercato asiatico ha registrato l’incremento maggiore pari al 54%, seguito dal mercato europeo con una crescita del 53 per cento. Bene anche il mercato americano e il mercato domestico, entrambi al +4 per cento. “Produciamo mediamente circa 350mila bottiglie all’anno, tutte vendute nel canale Horeca”, ha aggiunto Ferragamo.
Il 2023 ha visto, inoltre, l’apertura del un nuovo canale di vendita diretto Wine Club, lanciato nell’ultimo trimestre dell’anno, sempre nel complesso toscano, e il lancio sul mercato del nuovo vino biologico Nitrito 2018, Valdarno di Sopra Cabernet Sauvignon Doc, ottenuto con tecniche biodinamiche. La cantina si snoda per 300 metri sottoterra e si affianca a 85 ettari di vigneti dai quali si producono vini interamente biologici. A tal proposito, “a seguito dell’approvazione del Ministero del Masaf, la Valdarno di Sopra sarà la prima Doc ad avere nel disciplinare l’utilizzo esclusivo di uve biologiche nei vini ‘menzione vigna’”.
Un altro segmento in cui opera la famiglia Ferragamo, in relazione a Il Borro, è la ristorazione. I locali ‘a marchio’ attualmente sono otto, di cui cinque in Italia – tra cui l’Osteria del Borro e Il Borro Tuscan Bistro – e tre all’estero, con insegne in franchising aperte a Dubai, Londra e Creta. E all’orizzonte si stagliano quattro nuove aperture a Montecarlo, Singapore, Bahrein e Istanbul, “dove stiamo trattando con possibili partner”. Salvatore Ferragamo non esclude in futuro di poter aprire altri ristoranti in Italia. “Milano è una piazza che troviamo molto interessante, così come Roma, ma è ancora un progetto in corso”.
Relativamente al segmento hospitality, la tenuta fa parte dell’Associazione Relais & Châteaux e comprende: un borgo medievale che ospita al suo interno 38 suites, tre ville – Dimora Storica, Villa Mulino e Villa Casetta – e 20 suites delle Aie del Borro. A queste si aggiungono ‘I Borrigiani’, tre casali gestiti con la formula dell’agriturismo e la gestione di Viesca Toscana Luxury Farmhouse, realtà in provincia di Firenze. “Recentemente abbiamo aperto un nuovo bar, il Borro Vincafè – Orto del Prete, mentre alle Aie del Borro abbiamo raddoppiato l’offerta di ristorazione, introducendo pizza e pasta all’interno del locale Pomario – Aie“.
Come già accennato a settembre scorso, uno degli obiettivi principali della tenuta toscana è la destagionalizzazione, “che abbiamo voluto perseguire quest’anno, rimanendo aperti anche negli scorsi mesi invernali”, continua Ferragamo. “Novembre, ad esempio, nella nostra zona rappresenta il momento migliore per raccogliere castagne e tartufi, attirando molti visitatori”. Ma non solo. “Lavoriamo anche con molte aziende avendo adibito alcune aree de Il Borro a convegni, meeting e riunioni business”. In generale, “comunque, ci vorranno almeno tre anni per consolidare questo nuovo sviluppo”.