È l’unica denominazione in Toscana ad aver chiuso il 2023 in positivo, archiviando un’annata in chiaroscuro per il mondo del vino con una crescita piccola (vicina al 2%) eppure soddisfacente in considerazione dello scenario generale. E con il primo trimestre non si ferma l’avanzata della Doc Maremma, che segna un ulteriore +1% ancora una volta in controtendenza rispetto alle principali denominazioni della regione.
“Anche se i dati dell’imbottigliato non rappresentano i dati di vendita – precisa il presidente del Consorzio vini Doc Maremma Francesco Mazzei – il nostro piccolo incremento testimonia la costante crescita e l’apprezzamento da parte degli operatori. Lo abbiamo visto anche dall’ottimo riscontro avuto all’evento L’Altra Toscana, che ha chiuso le Anteprime di febbraio accendendo i riflettori sulla nostra e sulle altre denominazioni meno note. Si percepisce nel mondo del vino l’esigenza di andare a scoprire qualcosa di diverso”. Ecco che in un 2023 sicuramente complicato “possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti seppur non senza preoccupazioni – ammette Mazzei – dato che la nostra è sicuramente una denominazione giovane, che da qualche anno spicca per dinamismo, probabilmente grazie al traino del Vermentino che ha aiutato molto le aziende rispetto alla crescita di imbottigliamenti e vendite”.
In effetti i bianchi rappresentano poco meno del 40% della produzione nella Doc Maremma e sembrano tonici per apprezzamento sulle tavole e nelle cantine, non solo italiane. “Stiamo spingendo sulla promozione cercando di affacciarsi anche su nuovi mercati – riferisce il presidente – anche se le risorse sono limitate e dunque il focus rimane sulle nostre mete tradizionali. Gli Stati Uniti iniziano a rispondere abbastanza bene, anche se in questo momento non attraversano una fase brillante, e l’Europa è il nostro mercato di riferimento. Va detto però che anche in Italia dobbiamo espanderci oltre l’area costiera toscana e in questo i bianchi ci danno una spinta importante”.
In generale, la Doc Maremma cresce anche perché giovane e in fase di espansione. Ha infatti un serbatoio territoriale ampio da cui attingere, dato che ci sono altre Doc o Igt rispetto alle quali – nel rispetto del disciplinare – può esercitare una forte seduzione. La prospettiva di una zonazione potrebbe interessare ulteriormente nella caratterizzazione della produzione.
È poi l’identità stessa della Maremma ad attrarre sempre più produttori, anche per il valore aggiunto del territorio in chiave enoturistica. “Il legame del vino con l’esperienza turistica è ancora limitato – chiosa il presidente – per cui vale meno di quanto potrebbe. Guardando però il bicchiere mezzo pieno, questo significa che c’è un potenziale enorme per svilupparsi in quella direzione, dato che operiamo in una delle aree più belle non solo della Toscana, ma d’Italia. Il paesaggio è integro, scarsamente antropizzato, e forse siamo l’unica denominazione italiana ad avere poco meno della metà di superficie boschiva. C’è allora uno spazio enorme per investire e stiamo lavorando su percorsi di formazione mirati allo sviluppo dell’offerta enoturistica, potenzialmente in connessione con il turismo costiero e balneare”.