I bilanci 2022 delle distillerie italiane sono a dir poco brillanti e quest’anno si è aperto con una buona tenuta nell’Horeca. E nelle strategie dei top player, il distillato italiano per eccellenza vince, anche all’estero.
Tra retaggi novecenteschi e boom della mixology, la grappa ha attraversato momenti di appannamento della propria immagine. Forse perché veniva collegata a situazioni desuete o solo perché meno modaiola di altri spirits… tant’è che il distillato italiano per eccellenza sembrava aver perso smalto. Eppure le mode passano e la grande tradizione rimane forte, tanto che oggi i numeri del mercato grappa raccontano un comparto in pieno rilancio. E i bilanci delle aziende registrano una netta crescita nel 2022, che si allunga sui primi mesi del 2023. “È un ottimo momento per la grappa – afferma Francesco Bruno Fadda, curatore della guida Spirito Autoctono – innanzitutto perché i consorzi stanno lavorando alla costruzione di una nuova identità, che pur nel legame con il territorio ha bisogno di una maggiore freschezza per avere appeal su un pubblico più giovane. In quest’ottica è stato sdoganato l’utilizzo in miscelazione, anche se forse è troppo presto e non ha senso forzare la mano”.

SPINTA INTERNAZIONALE DAI CONSORZI
Secondo Nuccio Caffo, presidente del Consorzio Nazionale Grappa, “nonostante la produzione sia quasi dimezzata rispetto a 25 anni fa, la grappa rimane uno degli spiriti di riferimento in Italia”. E a fronte di una netta riduzione dei consumi in casa, il lavoro consortile è orientato soprattutto alla promozione su scala internazionale. “Tiene la Germania, che per noi è un mercato di riferimento – spiega – ma ora stiamo spingendo anche sul nord America”. In terra alpina “non abbiamo registrato grandi cali nel tempo – riferisce Bruno Pilzer, presidente dell’ Istituto Grappa Trentina – perché il consumatore locale e i turisti hanno tenuto. Non è però facile coinvolgere i giovani, nonostante la flessibilità della grappa”. Ecco che sulla mixology, Pilzer ha in approccio laico: “È vero che da produttore sogni che il tuo distillato venga assaggiato com’è, ma in fondo il barman lavora per esaltare il prodotto”. Sul fronte internazionale “si potrebbe fare di più – ammette – anche se non è facile, ma il movimento sta crescendo”.
BONOLLO UMBERTO, CRESCITA A DUE CIFRE
Il 2022 si è chiuso nettamente in positivo per le Distillerie Bonollo Umberto. La prima Spa in classifica ha raggiunto un fatturato di circa 73 milioni di euro (+22% sul 2021), grazie a un sonoro +18% in Horeca che rinforza il +7% in Gdo. “Sono risultati che ci danno grande soddisfazione – commenta Elvio Bonollo, quarta generazione alla guida dell’azienda di famiglia – perché siamo ulteriormente cresciuti sul pre-Covid. Il 2022 ha visto tornare la voglia di convivialità e di celebrare assieme con un distillato di qualità”. E per Bonollo la spinta propulsiva viene dalla rete di distribuzione ristrutturata ed evoluta. Il polso sul 2023 è altrettanto positivo. “I primi mesi hanno portato ottimi risultati – chiosa l’imprenditore – tanto che (contro le previsioni) abbiamo registrato un’ulteriore crescita importante rispetto ai primi mesi del 2022, che viveva ancora strascichi di pandemia”. Il trend dominante rimane quello delle grappe invecchiate. “L’esperienza sensoriale più complessa attrae – conferma Bonollo – e noi, in particolare con Of, lavoriamo da 15 anni per elevare lo standard di consumo. E oggi si cresce più per una spinta qualitativa che quantitativa. Anche sul mercato internazionale c’è un grande potenziale, ma richiede molto lavoro perché la grappa è un prodotto complesso. Quando viene compreso allora vince, perché l’invecchiato corrisponde all’esperienza che il consumatore di grandi distillati internazionali cerca”. Nel frattempo la Bonollo Umberto ha scelto di investire sul rilancio dello storico brand Ballor (con gin e vermouth) per penetrare nuovi mercati “lavorando con la stessa logica dell’eccellenza”.
BOOM PER DISTILLERIE BONOLLO
Il 2022 è andato a gonfie vele anche per le Distillerie Bonollo Spa, sul secondo gradino del podio con un fatturato in crescita sia per la distilleria (30,2 milioni, +12% sul 2021) che a livello di gruppo (45,5 milioni, +50%), un salto a cui corrisponde un solido +75% dell’utile ante imposte per il gruppo. Sono dati molto positivi in un anno segnato dalle speculazioni sul mercato energetico. “Le scelte intraprese da tempo per avvicinarsi il più possibile all’indipendenza energetica – riferisce il CEO Andrea Bonollo – hanno dato il loro contributo. Gli investimenti nella produzione di energia da fonti rinnovabili ci hanno permesso di mitigare l’impatto un’annata disastrosa per realtà energivore come la nostra, trasformandola invece in una delle migliori nella storia del gruppo”.
Se per l’azienda il Covid non ha rappresentato un trauma – “abbiamo subito volturato ad alcool per sanificare le materie prime e gli impianti destinati ai distillati, trasformando un problema in opportunità”, chiarisce Bonollo – per il mercato lo è stato. “L’Horeca è stata danneggiata – chiosa l’imprenditore – e proprio adesso che c’erano aspettative per una piena ripresa del fuori casa, l’inflazione galoppante sta togliendo potere d’acquisto e rischia di bloccare nuovamente le vendite, dato che i distillati non sono un bene di prima necessità. La Gdo continua invece a lavorare a pieno ritmo sui primi prezzi e sui prodotti a marchio proprio, ma non vuole riconoscere ai produttori gli aumenti che hanno sostenuto dal punto di vista energetico e sistemico, rischiando così di mettere in ginocchio il tessuto produttivo italiano”. Nonostante il gruppo acceleri sulla differenziazione, focalizzando l’attenzione sull’alcol per biocarburante, “saremo sempre presenti nella grappa – assicura Bonollo – ma se non si cambia rotta rispetto alla demonizzazione dell’alcol (arrivata oggi ai warning in etichetta) i consumi sono destinati a calare, soprattutto in Italia. La grappa è un prodotto ancora poco conosciuto ed esportato nel mondo. Bisognerà avvicinare, con un processo inevitabilmente lento, altri consumatori stranieri all’acquavite di bandiera, facendo cultura e comunicandone bene il valore”. Quanto alla mixology, “offre grandi opportunità per questo prodotto, con un forte potenziale inespresso, soprattutto sui mercati esteri”.
MARZADRO, FRANCOLI E NONINO, LA FORZA DEL POSIZIONAMENTO
Il 2022 è stato un anno record anche per Distilleria Marzadro con 27 milioni di euro di fatturato e un utile di quattro milioni, venendo dopo un periodo pandemico nel quale “escluso il 2020, l’azienda ha potuto crescere in maniera importante grazie alla forte presenza sul mercato e alla domanda del canale Horeca”, riferisce Alessandro Marzadro.
Secondo l’amministratore delegato dell’azienda trentina oggi “si vede una grande concentrazione dei brand, che ci porterà a crescere ulteriormente, e una propensione al consumo di distillati di fascia e qualità medio alta”, mentre le sfide principali per la grappa sono internazionalizzazione e avvicinamento alle nuove generazioni. “Obiettivi sfidanti – ammette Marzadro – sui quali lavorare con campagne di comunicazione, prodotti con invecchiamenti particolari e miscelazione, fondamentale per introdurre la grappa a un consumatore under 30 che oggi consuma miscelato ma con una estrema attenzione agli ingredienti e alla cultura di prodotto”.
Con un fatturato di 19,2 milioni, anche Nonino conferma un 2022 in crescita sul 2021. “Siamo andati oltre il 2019 – rimarca Antonella Nonino – e abbiamo avuto la soddisfazione di verificare l’attenzione dei nostri estimatori. Oggi anche i giovani preferiscono bere meno, ma bere meglio e si lasciano ispirare da un prodotto che racconta una storia, come quella che la nostra famiglia ha costruito dall’invenzione della prima grappa monovitigno”. Antonella Nonino, che rivendica tutt’oggi il 100% di distillazione con il metodo artigianale discontinuo, è concentrata sull’innovazione. “L’impegno della mia famiglia è sempre orientato alla ricerca della qualità insieme all’innovazione, nel rispetto del territorio e della sua cultura”, afferma. Tanto che nel 2019 Nonino è stato premiato come Sprit brand/distiller of the Year da Wine Enthusiast. L’azienda friulana da anni punta anche sull’internazionalizzazione. “Oggi il 59% del fatturato è realizzato in 84 Paesi nel mondo, dove esportiamo solo grappa prodotta nella nostra distilleria a Ronchi di Percoto”, conclude Nonino.
Spinge decisamente sull’export – in particolare su Usa e Uk – il Gruppo Francoli che nel 2022 ha visto un vero sprint raggiungendo i 22,1 milioni di fatturato con la Fratelli Francoli. “È un momento d’oro per la grappa – conferma il responsabile marketing Piero Ioppa – e questo ci ha consentito di recuperare e superare il pre-pandemia. Stiamo lavorando bene anche sui mercati internazionali, in particolare in Germania, Uk e Usa”. La spinta viene soprattutto dal lavoro di Francoli sulla sostenibilità, che ha portato nel 2022 a lanciare La visione di Luigi, una grappa integralmente ecosostenibile (dalla lavorazione al packaging).