La guerra in Ucraina e il conseguente caro energia imposto dalla Russia, con l’aiutino della speculazione, sta facendo più danni del Covid. Almeno per quanto riguarda il mercato del vino nella grande distribuzione. A testimoniarlo è l’ultimo lavoro prodotto dall’Osservatorio del vino Uiv-Ismea su dati Ismea-Nielsen. Una ricerca che fotografa l’andamento dei primi nove mesi dell’anno dove gli acquisti, misurati in volume, si sono fermati a 5,6 milioni di ettolitri, cioè subendo una flessione del 6,9% rispetto a quanto registrato nello stesso periodo dell’anno scorso. Numeri che significano 55milioni di bottiglie rimaste sugli scaffali.
Non meglio va al saldo in valore, che non è andato oltre i due miliardi di euro, ovvero il 3,5% in meno dell’anno precedente nonostante un aumento medio dei prezzi che, a partire dal secondo trimestre, hanno toccato il +7 per cento. Rialzo che di fatto sta segnando negativamente le vendite di vino nella Gdo.
Tendenza che, sempre secondo lo studio, non sta salvando alcuna tra le tipologie di vini: i fermi sono a -7,5% e gli spumanti a -2,2 per cento. Più nel dettaglio, invece, i rossi crollano del -9,2%, i bianchi si fermano a -6% e i rosati a -3,8%, mentre guardando alle denominazioni le forbici si allargano molto di più. Perché da una parte ci sono quelle che non hanno subito rincari e sono cresciute in volume, come i Castelli Romani, l’Oltrepò Pavese Barbera, il Nobile di Montepulciano e il Vermentino di Sardegna. Dall’altra, invece, ci sono Prosecco (-8,5%), Metodo classico (-10,4%), Chianti Docg (-11,5%), Montepulciano d’Abruzzo (-9,7%), Barbera (-15,9) e Lambrusco. E ancora peggio ha fatto l’e-commerce, che non è andato oltre un -15% nel volume e un -23% per 34,7 milioni di euro per valore.
“Il sentiment, rilevato sul clima di fiducia tra gli operatori della filiera vitivinicola – afferma Fabio Del Bravo, responsabile servizi per lo sviluppo rurale di Ismea – evidenzia un peggioramento dei giudizi sull’evoluzione futura dell’economia e anche sulla tenuta degli ordinativi futuri”. Preoccupazione condivisa anche dal segretario generale di Unione italiana vini Paolo Castelletti. “Fino a oggi – spiega – la filiera è riuscita a tenere per quanto possibile sotto controllo le dinamiche dei prezzi, e va dato atto alla distribuzione di aver fatto la sua parte; sarebbe più che mai auspicabile mantenere in equilibrio i listini anche nei prossimi mesi, quando il potere di acquisto delle famiglie sarà ulteriormente ridotto a causa di costi energetici, dei beni alimentari e di prima necessità”.