Cresce l’imbottigliato di Amarone, che si avvicina a quota 19 milioni di bottiglie, e vola il Ripasso, ormai quasi a 35 milioni, mentre il Valpolicella registra un rimbalzo (sfiorando i 20 milioni di bottiglie) dopo anni in caduta. I numeri della Valpolicella relativi al 2021 – presentati a Verona in occasione di Amarone Opera Prima – raccontano di una denominazione in salute, che con quasi 8.600 ettari di vigna e una produzione complessiva a 73,6 milioni di bottiglie sviluppa un valore alla produzione di circa 500 milioni di euro, di cui quasi la metà relativi alle vendite di Amarone.
Il 2021 in Valpolicella si è chiuso con un balzo senza precedenti delle vendite (+16% l’incremento tendenziale in valore) grazie in particolare a uno scatto della domanda italiana del 31% e a un export in crescita dell’8%, con un prezzo medio in forte ascesa. Secondo l’indagine Nomisma Wine Monitor la miglior performance è da ascrivere all’Amarone, con un +24% vendite, trainato dall’export (+16%) e soprattutto da un solido +39% a valore sul mercato interno.
Archiviato il buon risultato, il Consorzio conferma per i primi cinque mesi del 2022 dati in linea con i livelli raggiunti: l’imbottigliato di Amarone registra un +1% tendenziale, risultando ancora una volta trainante rispetto al -1%% del Ripasso e -8% del Valpolicella. “Il mercato chiede Amarone, che cresce ulteriormente in valore medio, così come il Ripasso”, conferma il presidente del Consorzio Christian Marchesini, secondo il quale l’attuale congiuntura non preoccupa la denominazione.
Non sono però solo i dati economici a mostrare una Valpolicella in salute, ma anche quelli finanziari. Secondo un’analisi curata da Banco Bpm per il Consorzio vini Valpolicella, infatti, le imprese dell’area vinicola veronese risultano performanti in termini di liquidità, di minor indebitamento e di miglior sostenibilità del debito anche nell’anno-Covid 2020. La principale area produttiva rossista del Veneto vince il confronto con la media italiana di fascia premium grazie anche al vino di punta, l’Amarone, che da par suo avvicinerebbe l’intera denominazione al segmento luxury. E l’utile netto registrato dalle imprese di Valpolicella nell’annus horribilis 2020 si è attestato al 6,4%, contro una media dello 0,4% del segmento premium (12,4% il luxury, -2,6% il classic).
“Lo studio – evidenzia Marchesini – dimostra come sia importante per una denominazione come la nostra mantenere standard qualitativi elevati, con un adeguato posizionamento del prezzo medio e della brand awareness. In questo senso, l’Amarone contribuisce in maniera determinante alle spalle larghe evidenziate dalle imprese nei bilanci anche in un periodo non certo facile del recente passato. E per questo siamo fiduciosi che anche l’attuale difficile congiuntura possa essere affrontata e superata nel migliore dei modi”.