Sabato prossimo, 11 giugno, si terrà la prima edizione di Red Montalcino, un evento voluto dal Consorzio del Vino Brunello di Montalcino per raccontare l’identità del Rosso di Montalcino Doc, dando vita a un nuovo percorso di crescita di questo Sangiovese, la cui reputazione è stata finora offuscata dal Brunello di Montalcino, secondo il report annuale di Wine Intelligence il vino più conosciuto tra i consumatori italiani, con una notorietà al 67% e davanti a corazzate come il Prosecco, il Chianti e il Chianti classico e il Montepulciano d’Abruzzo.
Montalcino si riscopre così oltre ai classici vini, mettendo in evidenza la qualità e l’accessibilità del Rosso. “Vogliamo mantenere il focus sul Brunello – spiega a Pambianco Wine&Food Fabrizio Bindocci, di recente riconfermato alla presidenza dell’ente consortile – ma valorizzando al contempo il Rosso di Montalcino, che non è da considerare una seconda denominazione a livello qualitativo”.
Del Rosso si producono circa 4 milioni di bottiglie, in vendita al distributore da 8 fino a 50 euro. “È un vino che sta riscuotendo successo anche all’estero – prosegue il presidente – ed è una bella sorpresa perché veniva prodotto già negli anni ’70, ma allora si chiamava ‘Vino rosso dai vigneti di Brunello’. Il riconoscimento della Doc, nell’82, ha aiutato a dargli un maggior peso specifico e oggi sono i mercati a chiederlo”.
Una performance che si accompagna ai risultati da record registrati dal Brunello di Montalcino nel 2021, anno in cui sono state immesse sul mercato quasi 11,4 milioni di bottiglie, il 37% in più rispetto al triennio precedente, con oltre 1 milione di Riserve (+108% sul 2020). Era infatti dal 2010 che non si superava il tetto di 11 milioni di bottiglie sul mercato, grazie anche a una domanda sempre più orientata verso i consumi di qualità. “Un risultato importante”, commenta Bindocci. “Non avevo mai visto un’annata così speciale a livello di vendite, è stato un successo enorme, ma meritato. Per la nuova annata commerciale, ovvero la 2017 della denominazione toscana, le vendite continuano ad andare bene, ma non arriveremo ai risultati del 2021 perché non c’è materialmente il vino. La 2017, rispetto a un’annata media, ha avuto una riduzione del 25%, complice l’andamento stagionale e la nostra volontà di produrre meno”.
Il Consorzio, nato nel 1967 e oggi animato da 214 soci, che rappresentano il 98,2% della produzione di Brunello, fa leva infatti sulla scarsità dei volumi per incrementare il prezzo medio e, di riflesso, il posizionamento. “La resa del Brunello da disciplinare è 80 quintali per ettaro. Il consiglio d’amministrazione propone di abbassare la resa del Brunello a 70 quintali per ettaro e utilizzare i restanti mille chili come Rosso di Montalcino. Questo permette di ottenere una qualità maggiore sul Brunello, che è importante, perché se vogliamo continuare a stare in vetta ai mercati oggi più che mai dentro la bottiglia ci deve essere una grande qualità”, conclude Bindocci.