Cesarini Sforza continua a crescere senza indugi e lo farà anche in questo esercizio. A sottolinearlo è Enrico Zanoni, direttore generale del marchio e di Cavit che, in occasione della presentazione delle nuove annate dell’intera gamma, da Le Premier a 1673 fino ad Aquila Reale, ha raccontato che: “Nonostante il processo di acquisizione, Cesarini Sforza ha mantenuto la sua identità pur giovando delle ovvie sinergie di gruppo”.
Il riferimento è all’operazione che nel 2019, oltre alla stessa Cesarini Sforza, aveva portato in seno al gruppo anche Casa Girelli, Glv (all’80%) e la tedesca Kessler Sekt controllata al 50,1 per cento. Da qui, ha continuato Zanoni: “Abbiamo ricominciato a investire un milione di euro sulle attività di produzione e faremo altrettanto a breve”.
Per quel che riguarda i numeri, la realtà trentina, che dichiara una produzione da 1,2 milioni di bottiglie, nell’ultimo esercizio, chiuso al 31 maggio scorso, ha generato un fatturato da circa 5,7 milioni di euro. Il dato – ha sottolineato lo stesso direttore generale – “Non deve essere considerato come tale perché in realtà è come se mancasse un passaggio, visto che i nostri vini sono ceduti alla nostra controllata Glv, che poi li immette sul mercato”. Un mercato che guarda al domestico per il 90% circa e che ha Stati Uniti e Germania come prime mete internazionali. Ma soprattutto, come spiega Zanoni: “Ha ancora molti margini di crescita considerando che dall’ingresso in Cavit abbiamo iniziato un percorso di rilancio totale, che ha toccato anche la comunicazione e soprattutto la distribuzione, dove siamo già intervenuti, ma abbiamo ancora molto da fare”. Così, chiude Zanoni: “Mentre per Cavit, che nel 2021 ha chiuso con un bilancio da 271 milioni di euro, prevediamo un esercizio di assestamento (dopo il +29% sul 2020, ndr), per Cesarini Sforza la crescita continuerà a ritmi piuttosto sostenuti”.