L’Oriente continua a conquistare i palati del mondo: dopo sushi, sashimi e kimchi, gli ultimi vent’anni hanno segnato la crescita costante della popolarità del bubble tea, snack-drink creato a Taiwan attorno al 1980 e, dal 2000, sempre più presente nelle abitudini alimentari di tutto il mondo.
Il mercato globale della bevanda a base di tè, latte e frutta a piacere, guarnita con perle di tapioca gommose, nel 2021 vale infatti 2,7 miliardi di dollari e si prevede raggiungerà un valore di oltre 4 miliardi di dollari nel 2027 crescendo con un tasso di rendimento composto annuo del 7,8% nei prossimi 6 anni.
È quanto emerge dal ‘Bubble Tea Market Report 2021‘ realizzato da Cross Border Growth Capital, advisor specializzato in aumenti di capitale e operazioni di finanza straordinaria per startup e Pmi.
“A guidare il successo sono i Paesi Apac, con Taiwan e Vietnam in cima alla classifica, che vantano un ruolo ancora preponderante e coprono il 35% del mercato mondiale”, ha spiegato Andrea Casati, vice president di Growth Capital. “La nostra analisi evidenzia un divario tra Asia e il resto del mondo anche per un ulteriore punto: il numero di bubble tea bar (o negozi) per Stato che, al 2020, si attestava sui 480.000 per la Cina e solo sui 4.200, nel 2021, per gli Stati Uniti (con previsioni di raggiungere i 5.000 nel 2024), leader del mercato occidentale”.
A fronte di tale fotografia, Growth Capital ha sottolineato come siano i grandi franchising, in Asia e America, ad avere la mano più salda sul mercato: Coco Fresh Tea & Juice, Chatime, Tealive, Gong Cha, Hey Tea, Vivi Bubble Tea e Kung Fu Tea sono solo i nomi principali dell’elenco. Chatime, Coco Fresh Tea & Juice e Tealive registrano inoltre una forte penetrazione in Europa, mentre Gong Cha ha annunciato, nel 2020, di avere intenzione di dare il via a una scalata verticale sul Vecchio Continente per il proprio franchising, a riprova dell’alto potenziale di crescita del mercato europeo dove il bubble tea ha fatto il suo ingresso a partire dal 2014. Proprio per questo, il tasso di crescita stimato per gli Stati europei per gli anni dal 2020 al 2027 è attualmente superiore a quello globale e si attesta all’8,7 per cento.
In questo scenario, l’Italia presenta una situazione ancora frammentata, ma lo studio stima che il mercato possa assestarsi su un valore di circa 30 milioni di euro al 2021 e raggiungere i 95 milioni di euro nel 2027.
A livello di distribuzione territoriale, il bubble tea italiano rimane ancora confinato alle grandi città e ai piccoli centri a elevata densità abitativa, per un totale di circa 160 bar mappati nel Paese. In particolare, sono Milano, Roma, Bologna, Torino e Firenze ad avvantaggiarsi del 72% del totale del mercato del Belpaese.
“Quello italiano è un mercato che presenta tutti i segni di un allineamento ai trend di crescita esponenziale internazionali”, ha commentato Casati. “Il caso di Milano è emblematico: tra il 2017 e il 2021, la metropoli ha visto aumentare i propri bubble tea bar da 7 a 40”.
A dominare la città nel 2021, detenendo l’8% con 3 negozi a gestione diretta e un quarto in apertura a gennaio, è Frankly Bubble Tea and Coffee che ha chiuso il 2020 con un fatturato di 1,5 milioni di euro e nel 2021 prevede di raggiungere quota 2-2,5 milioni di euro.