Nella sfida a colpi di hashtag, le aziende del vino non hanno dubbi: è Instagram il social preferito. E gli investimenti sono in aumento, al pari delle attenzioni del comparto verso l’e-commerce approcciato non più solo attraverso le piattaforme specializzate, ma anche con portali aziendali dedicati. Ai cambiamenti in atto nel mondo del vino è dedicato il dossier dell’ultimo numero di Pambianco Magazine Wine&Food, con un focus specifico su e-commerce e approccio legato ai social network.
Instagram è la piattaforma più gettonata dai millennials, categoria a sua volta super corteggiata dalle realtà vinicole. La crescita però è lenta e i numeri sono lontani da quelli che possono vantare i brand della moda, basti pensare 41,6 milioni di follower di Gucci o ai 40 milioni di Louis Vuitton. Chiaramente i due mondi non sono confrontabili e in ogni caso le aziende dl vino hanno da tempo rotto gli indugi sull’utilizzo del social network di riferimento per l’immagine aziendale. “Ci permette infatti di comunicare al meglio i nostri valori e interessi, che partono dal mondo del vino e spaziano nel lifestyle”, ha dichiarato Riccardo Pasqua, ceo di Pasqua Vigneti e Cantine, che può vantare 100mila follower e occupa il primo posto tra le aziende italiane per engagement. In classifica, considerando i produttori, Pasqua precede Antinori, che di follower ne ha poco meno di 75mila, e Ca’ del Bosco, che sfiora i 73mila. A seguire troviamo Ferrari (69,7) e Cantina Giovanni Ederle, uno dei precursori del ricorso a Instagram con oltre 64 mila seguaci. Uscendo dal cerchio delle aziende, si distinguono Tannico, che incalza Pasqua con quasi 96mila follower, ma anche Signorvino, che ne ha più di 70mila. Ed è abbastanza debole la situazione delle fiere di settore, con Vinitaly fermo a 22mila follower e ProWein a meno di 16mila.
Cosa manca per sfondare su Instagram? Per Simone Roveda, fondatore della wine community WineryLovers (circa 202 mila follower): “Il problema è che la maggior parte delle aziende si improvvisa, pensa che qualche foto possa bastare. Ma è sbagliato. Tante pagine di aziende non seguono un piano editoriale, che invece dovrebbe essere alla base. È necessario quindi affidarsi a dei professionisti per capire come gestire al meglio lo storytelling”. Inoltre, “non basta postare una foto realizzata con il cellulare, servono scatti belli e studiati a seconda del contenuto”. In generale, quindi, è necessario fare “un piano editoriale, pubblicare foto di alta qualità, investire un budget in advertising e, una volta che si può contare su una pagina ben curata, allora è il caso di investire anche sull’influencer marketing”. Ed è sempre Roveda a evidenziare il ritardo nel ricorso a quello che ormai rappresenta il mezzo strategico per la comunicazione corporate. “Per quanto riguarda la comunicazione b2b, Linkedin è sicuramente il social di riferimento, invece è praticamente non considerato”.