Presente sul mercato Usa dal 2000 con una società dedicata e prima, dagli anni ‘80, con importatori tradizionali nel canale retail e nell’horeca, dal 2015 Monini ha iniziato anche a distribuire marchi terzi come Mutti, La Molisana, Pellini e De Rica. “L’obiettivo era quello di ottimizzare la distribuzione e diventare referenti di marchi 100% italiani autentici, in un panorama che invece presenta molti marchi e prodotti solo apparentemente italiani e autentici”, evidenzia Marco Petrini, presidente di Monini Nord America. “Ad oggi ancora non siamo riusciti ad ottenere gli spazi di mercato che questi marchi meritano, per difficoltà legate alla tipicità del mercato e in particolare per la dimensione geografica e distributiva”. Anche per questo il mercato statunitense rappresenta una fetta relativamente piccola dell’export per la centenaria azienda umbra, con 144 milioni di euro di fatturato (44% export in 60 paesi) per una produzione annua di oltre 30 milioni di litri. Monini ha una penetrazione di mercato negli States del 16% di distribuzione ponderata e la quota a valore è superiore alla quota a volume, a conferma di un posizionamento premium. Ed è distribuita per il 60% nel retail e per il 40% nella ristorazione, in sofferenza quest’anno. Se è vero che nel periodo gennaio-aprile 2020 le vendite globali per Monini sono cresciute a volume del +14,1% rispetto al 2019, con i mercati internazionali oltre +30%, “il 2020 è ovviamente condizionato dall’impatto della pandemia che ha praticamente azzerato il business della ristorazione – rimarca Petrini – con un impatto sostanziale non solo sul fatturato del gruppo, ma anche sulla marginalità complessiva, che vedeva nella ristorazione una fonte importante di margine operativo. L’approccio bilanciato tra foodservice e retail e l’offerta differenziata di prodotti ha però permesso di poter almeno in parte assorbire questo calo di fatturato nel foodservice, a favore di un aumento di fatturato nel settore retail sia per olio che per pasta e pomodori”. Da segnalare in particolare un forte aumento delle vendite online, che quest’anno sono triplicate rispetto al 2019 (grazie anche al digital marketing). Nel complesso, il 2020 negli Usa dovrebbe essere in linea con il 2019, nonostante la pandemia e la crisi della ristorazione. L’impatto del Covid sul 2021 sarà cruciale. “Tutti gli indicatori di mercato negli Usa prevedono un ritorno ad una semi-normalità nel secondo semestre. Allo stesso tempo, una maggiore attenzione agli acquisti da parte del consumatore americano, che ancora deve affrontare mesi di crisi economica generalizzata, non facilita i prodotti premium come l’olio extra vergine, mentre potrebbe continuare a spingere in alto consumi di prodotti come pasta e conserve di pomodoro”.