Il 2019/20 di Cantina di Soave, quinta realtà cooperativa d’Italia per fatturato e prima per la provincia di Verona, si è chiuso con 122 milioni di ricavi, in flessione del 10% rispetto all’esercizio precedente archiviato a quota 136 milioni. Il risultato non dipende tanto dalla pandemia, che pesa nei conti della società per una parte dell’esercizio chiuso a giugno, quanto dal calo del prezzo medio registrato nel corso del 2019, conseguenza diretta dell’abbondante vendemmia 2018 e dell’eccesso di offerta che ha caratterizzato il mondo del vino durante il 2019. Inizia così con una riduzione di giro d’affari la direzione di Wolfgang Raifer, subentrato a gennaio a Bruno Trentini, in pensione dopo 27 anni di servizio.
Raifer racconta a Pambianco Wine&Food il contesto in cui si sta muovendo l’azienda portabandiera dei vini di Soave e presente in altri territori della provincia di Verona, dalla Valpolicella (dove ha incorporato Illasi) all’area Lessini Durello (con la cantina di Montecchia di Crosara). “Il comparto risente degli strascichi della raccolta 2018, la cui abbondanza ha determinato meno ricavi a parità di volume venduto. Si è quindi aggiunta una contrazione degli acquisti nei principali mercati, acuita dall’emergenza sanitaria. Senza dimenticare che l’aumento notevole di superficie vitata in Veneto ha comportato un aumento graduale dell’offerta con inevitabili conseguenze per i prezzi di vendita”. La risposta di Cantina di Soave, dopo aver investito quasi 90 milioni di euro in tre anni per aumentare gli imbottigliamenti e potenziare la tecnologia nei centri di conferimento e nelle sedi produttive, consiste ora nella spinta sul posizionamento. “Si apre una fase nuova – sottolinea il direttore generale – e che vedrà un aumento ulteriore della quota di prodotto confezionato con conseguente diminuzione dello sfuso, ma lo spostamento non avverrà ad ogni costo bensì solo in presenza di un’adeguata redditività garantita. Inoltre continueremo a crescere all’estero”.
Al tempo stesso, continua il percorso già avviato da Cantina di Soave per far conoscere i propri marchi al cliente finale. Il brand al centro delle attenzioni è quello più diffuso in grande distribuzione in Italia ovvero Maximilian I° che, precisa Raifer: “Sta andando molto bene, anche per effetto degli sforzi fatti in termini di comunicazione e in ambito commerciale, puntando a una presenza capillare nel territorio, superando i limiti della stagionalità del prodotto: oggi i consumi non sono più legati soltanto alle festività ma durante l’intero anno. Allo stesso modo, vorremmo sostenere gli altri marchi di proprietà, da Cadis per la gdo a Rocca Sveva e Poesie per l’horeca. Il tutto senza perdere di vista l’altro fronte che ci garantisce importanti volumi di vendita ovvero il private label, dove siamo presenti con diverse collaborazioni tra supermercati e discounter”.
Quanto all’esercizio in corso, che si chiuderà a giugno 2021, Raifer è prudente. “Attualmente i ricavi sono stabili e tendono a un leggero aumento, perché siamo avvantaggiati dalle posizioni forti di cui disponiamo in grande distribuzione. L’horeca invece è fermo, ma per noi non è fondamentale in termini di fatturato. Per i primi sei mesi del 2021 ci sono le stesse incognite già evidenziate quest’anno e l’incertezza non si risolverà nel breve, anzi: pensiamo che i prossimi anni saranno piuttosto difficili, perché emergeranno le conseguenze negative della pandemia sul potere di acquisto dei consumatori”.