C’è una nuova proposta di concordato per Ferrarini. La società emiliana dei salumi, dopo aver depositato lo scorso 2 maggio il ricorso di pre-concordato poi ritirato, ha presentato al Tribunale di Reggio Emilia un piano che, secondo quanto dichiarato dalla stessa azienda, “assicura le migliori condizioni per il rilancio dell’impresa, salvaguarda i livelli occupazionali, evita ricadute negative sull’indotto e soddisfa creditori privilegiati ed in prededuzione integralmente e i creditori chirografari al 33%”.
Sul rilancio di Ferrarini è in atto una contesa che vede da un lato la cordata Rilancio Industrie Agroalimentari formata da Pini Italia (leader nazionale nel settore della trasformazione dei suini) e da Amco come partner finanziario, dall’altro la cordata del gruppo Bonterre-Grandi Salumifici Italiani e Opas con il sostegno delle banche Unicredit e Intesa Sanpaolo. Quest’ultima parte ha sottolineato in una nota che dalla controparte non potrà essere garantita la continuità produttiva ed industriale in Italia, “mancando in capo alla famiglia Pini l’expertise nel settore dei salumi di carne suina e nella commercializzazione sui mercati internazionali del food made in Italy”.
Come ricorda il Corriere della Sera, entro il 25 settembre il giudice di Bologna deciderà sul ricorso presentato da Intesa e da Unicredit che hanno chiesto di spostare il foro di competenza presso il Tribunale del capoluogo emiliano.
La crisi di Ferrarini è di natura finanziaria ed era stata innescata da una serie di finanziamenti erogati da Veneto Banca per acquistare azioni dell’istituto di credito con conseguente aumento dell’indebitamento non supportato dal valore dei titoli. Il passivo generato è pari a 257 milioni di euro.