I produttori di vino più esposti verso la ristorazione hanno elaborato strategie di sostegno, dal congelamento dei crediti al rinvio dei pagamenti per le nuove forniture. Intanto si valutano i canali alternativi, con un focus più convinto sull’e-commerce
di Fabio Gibellino
Bar e ristoranti sono ripartiti, ma non tutti. Molti non lo hanno fatto perché impossibilitati dalle nuove normative antivirali, altri perché non potevano permetterselo. Chi ha deciso di accendere i fornelli lo ha fatto lentamente, con mille precauzioni e altrettante preoccupazioni. È con questo spirito che il mondo dell’horeca si prepara ad affrontare la sua estate più difficile. Per un presente che costringe all’incertezza tutti i fornitori del comparto. A partire dai produttori di vino che, con le loro bottiglie sono protagonisti a tavola tanto quanto i piatti degli chef: stellati e non. È per questo che a loro, più di ogni altro, è chiesto spirito di solidarietà.
FUORI CASA IN ROSSO
D’altronde, come come ha spiegato Denis Pantini, responsabile agroalimentare e wine monitor di Nomisma: “La situazione è ancora difficile da leggere, da predire e, pur sapendo che nonostante ci sia grande voglia di tornare a una nuova normalità ci vorrà ancora molto tempo”. Tempo che dovrà essere sostenuto, soprattutto economicamente, perché il peso dell’horeca italiano sui bilanci dei produttori può arrivare anche all’80%. E allora ecco che, un aiuto ai ristoratori “attraverso varie forme di supporto, come i pagamenti dilazionati o altre forme di vantaggio”, è da considerarsi la normalità per Pantini. Non è un caso se anche Chiara Soldati, oggi alla guida insieme al padre Giorgio di La Scolca, realtà da 680 mila bottiglie per il 24% destinate proprio all’horeca tricolore, si dice: “Sicura della necessità di ripartire facendo sistema, e non solo per una questione di bilancio, ma anche di immagine, perché i ristoranti sono i nostri primi e veri ambasciatori”. Poi certo anche i numeri hanno, e vogliono, la loro parte, soprattutto quando si ha a che fare con il cliente principale. Come nel caso di Terra Moretti che, come ha spiegato il suo direttore commerciale Giuseppe Muscella: “Da bar e ristoranti ricaviamo circa 42 milioni di euro, ovvero il 60/70% del fatturato totale”. Muscella aggiunge: “Comunque non abbiamo un’esposizione esagerata, perché abbiamo politiche molto ferme, a esempio i nostri nuovi clienti devono pagare le prime forniture in anticipo”. Più impegnativa è invece la posizione delle Tenute Ambrogio e Giovanni Folonari, il cui titolare Giovanni Folonari indica che: “Il nostro giro d’affari è di circa 10 milioni di euro e per tanti anni ci siamo vantati di vendere oltre il 50% in Italia, l’80% in horeca. Inevitabilmente ne abbiamo risentito, con un’esposizione molto forte anche con clienti solidi”. Poi ci sono aziende come Italia Wine & Spirits di Illva Saronno, che controlla tra gli altri Duca di Salaparuta, che sul canale ci aveva scommesso proprio recentemente, come racconta Fabio Nard, direttore commerciale: “L’anno scorso abbiamo rivoluzionato l’horeca attraverso una riorganizzazione di rilancio commerciale, perché arrivavamo da sofferenza. L’inizio di quest’anno ci vedeva in forte crescita, poi si è interrotto tutto”. Per un business, ha continuato il manager, “che per noi vale il 30% del totale, 40 milioni di euro circa compresi gli spirits, ma la nostra esposizione finanziaria per ora è sotto controllo, con un 20% che è fisiologico”. Quello dei crediti è poi un problema che non può essere alleviato da forme assicurative, un po’ perché non ce ne sono di specifiche e un po’ perché le polizze sul capitale sono eccessivamente onerose.
IL NODO DEI RECUPERI
E allora ecco che il nodo del recupero crediti si fa complicato, e non tanto per una questione di avere, o meno, liquidità da parte dei ristoratori, quanto più, come ha sottolineato Giuseppe Muscella: “Perché il vero problema saranno le nuove forniture”. Per il manager di Terra Moretti, la tutela del marchio è fondamentale, così ha precisato che: “Noi non faremo nessun colpo di testa con svendite o prezzi strani, abbiamo già cercato di muovere la leva delle piccole consegne, guarderemo nel dare assistenze tenendo presente il pregresso da pagare”. Perché al 2020 si aggiunge, per qualcuno, anche un 2019 ancora da incassare. Marzia Varvaglione, direttore marketing di Varvaglione 1921, racconta: “Abbiamo deciso di congelare il pregresso per consentire ai clienti di ripartire con nuovi ordini che non prevedono più un minimo di investimento; ricominciamo con ordini più piccoli e pagamento anticipato o alla consegna e, con la normalizzazione, proveremo a recuperare il pregresso”. L’approccio di La Scolca è diverso: “Abbiamo deciso di non chiedere per ora i pagamenti di febbraio e marzo, mentre per quelli precedenti abbiamo deciso di ristrutturare i debiti perché è necessario essere solidali per far ripartire la macchina, ma terremo conto della meritocrazia dei clienti”. E Chiara Soldati aggiunge: “Faremo la consegna gratuita ai ristoranti, ma non il taglio dei prezzi”. La via scelta da Italia Wine & Spirits è la seguente: “Di nostra iniziativa abbiamo procrastinato di un paio di mesi tutti i pagamenti, quindi l’approccio alla riapertura favorirà la ripresa del lavoro per clienti storici e affidabili”. Mentre Folonari ha deciso “di aspettare per gli insoluti 2020. Per quelli del 2019 abbiamo studiato piani di rientro personalizzati e quasi tutti i nostri clienti hanno risposto positivamente. Capisco che non sia facile, però anche noi abbiamo i nostri fornitori e dobbiamo pagarli, anche perché se non lo facciamo i tappi non ce li mandano”. A chiudere, ecco la strategia di Foss Marai: “Abbiamo organizzato un evento online con tutti nostri agenti per essere il più vicini possibile ai clienti, inoltre crediamo che, per superare la crisi e restare forti nel tempo, al di là di sconti facili che generano (forse) risultati nel breve termine, sia necessario mantenere la coerenza con il proprio posizionamento”, affermano dall’azienda del Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene.
GDO E ONLINE
La domanda per il futuro, soprattutto per chi ha una forte esposizione horeca, è se sarà il caso di rivedere e magari riequilibrare i canali distributivi, guardando alla gdo e all’online. Alcuni ci avevano già pensato, come sottolineato da Fabio Nard: “Questa crisi ci ha spinto ad accelerare programmi che già esistevano, soprattutto su canale e-commerce per Duca di Salaparuta, per il resto vorremmo mantenere la concentrazione su horeca, che riteniamo possa rimanere canale di riferimento”. Alla rete guarda anche Giovanni Folonari: “Per forza di cose, dovremmo tenere conto di qualche cambiamento se non conflittuale, e da poco siamo operativi con il nostro sito e-commerce”. Mentre la via di Marzia Varvaglione prevede una spinta sull’internazionalizzazione e sulla grande distribuzione, “ma anche sul commercio online, continuando a consolidare il rapporto con i nostri clienti italiani”. Chiara Soldati, pur rilevando l’importanza di questi due canali alternativi, ribadisce l’importanza delle enoteche: “Hanno sostenuto i brand, perché la bottega di quartiere non deve essere dimenticata ma sostenuta per un mercato sano”. Foss Marai va in controtendenza: “In coerenza con la strategia che stiamo portando avanti, ci manteniamo esclusivi sull’horeca. Siamo da anni un importante brand di riferimento in questo canale, e siamo convinti che questo debba rimanere un nostro tratto distintivo, da non perdere”. Il tutto in attesa del ritorno alla normalità, che per i protagonisti del mondo vinicolo dell’horeca italiano avrà per protagonista un nuovo consumatore: inizierà a guardare con maggiore attenzione ai servizi online e delivery, vorrà bere meno ma meglio, prestando attenzione alla reputazione della bottiglia in termini di qualità, sostenibilità e unicità. Con l’augurio, più o meno velato, che molti ristoratori rivedano anche la politica dei ricarichi.