Grubhub è finita nel mirino di Uber. Nei giorni scorsi è circolata l’indiscrezione, pubblicata da Bloomberg e Wall Street Journal, che la app delle auto con driver, già ben inserita nel food delivery attraverso Uber Eats, ha avviato trattative per acquisire la società concorrente, fondata nel 2004 a Chicago da Matt Maloney, attuale ceo, e Mike Evans.
L’operazione, qualora conclusa, prevederebbe lo scambio di azioni con 2,15 titoli di Uber per ogni azione Grubhub, che verrebbe in questo modo valutata 68 dollari. Un’offerta che ha determinato l’impennata del titolo della potenziale preda, salito in un solo giorno da 47 a 64 dollari a Wall Street, per tornare nei giorni successivi a valori più bassi, chiudendo la seduta di mercoledì attorno ai 58 dollari.
Negli Stati Uniti, con i ristoranti ancora chiusi, il delivery è protagonista di un autentico boom di utilizzo e stanno aumentando i player attivi nel mercato; ma anche gli stessi ristoratori, come avviene in Italia, stanno avviando modalità di gestione diretta per evitare l’esborso di una commissione che ‘si mangia’ la maggior parte dei margini di profitto. In questa situazione, l’offerta di Uber a Grubhub appare come una mossa di forte concentrazione nel mercato statunitense, dove la quota controllata da Grubhub si aggira sul 30% e quella di Uber Eats è all’incirca del 20 percento. Ben diversi sono gli ordini di grandezza della capitalizzazione delle società. Uber infatti fa valere il proprio core business nella gestione dei trasporti con conducente e ha 54,4 miliardi di dollari di capitalizzazione, contro i 4,4 miliardi di Grubhub.
L’offerta di Uber verrà valutata dal board di Grubhub e una decisione è attesa entro la fine di maggio.