C’è un nuovo amministratore delegato in Birra Peroni. Dopo aver gestito la società per cinque anni ottenendo eccellenti risultati, l’ex ceo Neil Kiely ha lasciato l’incarico e al suo posto si è insediato, dal 25 novembre, Enrico Galasso. Il manager 47enne ha iniziato la sua carriera nel Regno Unito in Procter & Gamble, per poi tornare in Italia in Bain & Co. e successivamente in Ferrero, dove ha ricoperto ruoli direzionali nell’area marketing e vendite. Nel 2012 entra in Coca Cola Italia con l’incarico di direttore commerciale per poi passare in Reckitt Benckiser, dove arriva a ricoprire la carica di general manager del cluster centro-est Europa.
Dal 2016, Peroni appartiene al gruppo giapponese Asahi, operazione che fu definita (assieme a quella dell’olandese Grolsch e della birra artigianale britannica Mealtime) a seguito dell’accordo tra Ab Inbev e SabMiller per la creazione del primo polo mondiale della birra, ma che costrinse la nuova società a cedere alcune proprietà per ragioni di antitrust. I giapponesi di Asahi si assicurarono così lo storico marchio italiano, continuando a investire e arrivando, lo scorso luglio, a inaugurare una linea di imbottigliamento ad alta tecnologia (50mila bottiglie l’ora) nello stabilimento di Bari.
“Grazie agli importanti investimenti degli ultimi dieci anni, ben 90 milioni di euro, è stato possibile aumentare la capacità produttiva dei centri di Roma, Bari e Padova”, ha ricordato il nuovo ceo della società. “In particolare, Birra Peroni si è distinta per l’impegno nella crescita della filiera agricola che oggi può contare su oltre 1.500 aziende italiane che producono materie prime di qualità e contribuiscono al consolidamento di marchi famosi come Birra Peroni e Nastro Azzurro, in Italia e nel mondo”.
Assieme agli investimenti, sono aumentati i ricavi. L’azienda ha ottenuto un incremento di quasi il 20% a livello produttivo negli ultimi quattro anni e nel 2018 è arrivata a 422 milioni di ricavi contro i 400 dell’esercizio 2017. Un terzo delle vendite sono state realizzate all’estero, con la Gran Bretagna in grande evidenza: da Londra dipende infatti oltre la metà del fatturato estero.